il Comitato Ariacheta aderisce alla RETE della RESISTENZA sui CRINALI

venerdì 26 marzo 2010

Incontro sull'eolico industriale promosso da ProNatura Toscana a Campi Bisenzio

Confermiamo l'incontro sull'Eolico industriale domani 27 marzo, alle ore 17 a Campi Bisenzio, Via B. Buozzi 27, sede del giornale "Metropoli", organizzato da ProNatura Toscana.

Il programma sarà il medesimo di Scarperia.

Diffondente e intervenite grazie

Il Comitato Ariacheta

Convegno interregionale Emilia Romagna-Toscana: “Eolico sì eolico no, eolico ???” Un resoconto

20 marzo - Arriviamo sulle colline sopra Ozzano Emilia, alla Villa Torri di Settefonti, centro visita del Parco Regionale dei Gessi Bolognesi, in leggero anticipo, in tempo per salutare gli amici del Comitato Monte dei Cucchi, e Roberto Tinarelli, promotore della ormai nota Risoluzione degli ornitologi italiani: a causa di impegni inderogabili non può restare, ma trova il modo di diffondere il pieghevole “Uno sterminio nel silenzio” (che tutti possono scaricare dal sito ASOER). C’è anche Paolo Silvestri, di ProNatura Forlì, che ci consegna il numero di “la Calandra” in cui ha parlato diffusamente delle iniziative di Ariacheta. Quando siamo già seduti, una trentina di persone, forse qualcuna di più, arriva il nostro amico Piero Romanelli, agricoltore biologico di Casoni di Romagna, che si è ritrovato le pale a 450 m da casa. Sedendosi dietro di noi ci racconta che è stato a fare un esame sulla frequenza cardiaca, l’holter, perché ha continue irregolarità di battito e vuole andare a fondo – ci spiega come sta, e con sconforto dobbiamo dirgli che riconosciamo uno dopo l’altro i sintomi della sindrome da pala eolica studiata da Nina Pierpont.

Il prof. Corbetta, presidente del Convegno, apre auspicando che gli ambientalisti più accreditati, anche e soprattutto dal punto di vista scientifico, inizino a interessarsi di come gli impianti eolici stiano modificando, e con quali vantaggi e conseguenze, il paesaggio e l’ambiente.

Cede quasi subito la parola all’architetto Garzillo, che con grande rigore e neutralità introduce il tema che è assai complesso. Particolarmente interessanti alcune affermazioni: 1) Il consenso della popolazione sta crollando, 2) i comuni rifiutano sempre di più l'installazione di centrali eoliche, nonostante le royalties a loro destinate, certo non trascurabili, soprattutto per i magri bilanci dei piccoli comuni di montagna. 3) i contributi regionali ed europei vanno ai costruttori, e non alla popolazione 4) appare opportuna una moratoria per avere tempo di valutare appieno vantaggi e svantaggi di questa proliferazione di centrali, ed evitare passi falsi spesso irrimediabili 5) le società costruttrici si rivelano in genere poco capaci nella parte progettuale – presentano cioè progetti mediocri - mentre sono grintosissime per quanto riguarda la parte legale: appare logico chiedersi il motivo dell'affidamento di queste iniziative più ad avvocati che a tecnici.
In tutti i casi si tratta di angolature che aprono scorci significativi, utili strumenti di riflessione.

Interviene poi l’architetto Cervi, che incentra il suo intervento sulla necessità di un piano unico nazionale: manca ancora, infatti, la necessaria formulazione, a livello statale e non regionale, delle Linee Guida per la collocazione degli impianti eolici industriali nel contesto paesaggistico. Sottolinea la necessità di ridurre gli incentivi del decreto Bersani, che fanno sì che si costruiscano, anche contro l’evidenza dell’inefficienza, impianti che restano fermi. Sottolinea l’incertezza della continuità e della durata della resa energetica di queste installazioni: in breve le torri potranno rivelarsi inutili rottami, il che è un ulteriore fattore di preoccupazione. Sottolinea poi che dove il paesaggio è più devastato la società è più in crisi (vengono in mente le periferie industriali di cui è pieno il mondo) e indica nei crinali quella che chiama, con bella scelta, “zona di compensazione psicologica”: ovvero rivendica per l’uomo il bisogno di realtà compensative alla vita che viene costretto a vivere nella quotidianità inquinata o stressante, ovvero quei posti dove si va a fare yoga, dice, a recuperare il contatto con se stessi e il cosmo (se un kosmos ancora esiste), e rivendica il diritto di presentare questa esigenza alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, anche se appaiono poche le speranze di ottenere ascolto.

Tocca quindi al prof. Vai, geologo, che apre con un simpatico siparietto sulla propria famiglia, raccontando come suo figlio sia stato uno dei primi ingegneri a lavorare nel settore, come il settore sia stato smantellato quando era forse il momento di finanziarlo, e come oggi l’intera industria di produzione degli impianti eolici sia esclusivamente all’estero. La costruzione di impianti appare superassistita soltanto nel suo aspetto realizzativo e speculativo, non in quello produttivo, non esistendo in pratica alcuna industria dell’eolico in Italia. Sulla convenienza complessiva degli impianti eolici, e sul loro contributo al fabbisogno energetico nazionale, Vai è quasi brutale: nulla resta, nulla serve, nulla vale. Mostrando poi tavole e fotografie sottolinea come sovente nelle Valutazioni di Impatto Ambientale siano sottovalutati i riflessi delle installazioni sotto il profilo geologico: in proposito predice breve durata – un paio di decenni al massimo – all’impianto di Casoni di Romagna, costruito e inaugurato, nel 2009, sulla formazione geologica delle cosiddette “argille scagliose”, esempio classico di substrato instabile e quindi assolutamente inadatto.

La parola passa al prof. Santolini, che parla dell’alterazione dell’habitat faunistico, e fa una proposta che ci appare estremamente interessante: “quantificare il capitale naturale”. Ovvero, calcolare il valore complessivo del territorio su cui si vuole installare gli impianti, e calcolare il danno che verrà apportato a quel territorio, in termini di perdita di biodiversità e di funzione di riserva di risorse naturali in genere (acqua, foreste e quant’altro), quantificando valori sulla cui base stabilire bilanci funzionali: perché il capitale c’è, semplicemente non ne siamo (o non vogliamo esserne) consci. Sotto questo profilo si potrebbe verificare in modo più obbiettivo la reale “pubblica utilità”, in una rigorosa ottica di ecologia del paesaggio. Non a caso, viene ora da aggiungere, per ogni impianto si parla di opere di ripristino – ammettendo implicitamente la concretezza di un danno ai valori del territorio. Ci si può anche richiamare, in quest’ottica, alle ingenti risorse investite, in più sedi, per la salvaguardia della natura, come nel caso dei progetti finanziati, proprio per l’Appennino, in ambito “APE” (Appennino Parco d'Europa), o alla complessa articolazione della rete Natura 2000. Così, con una mano si vuole proteggere, con l’altra si distrugge, comportamento a dir poco schizofrenico.

Prende infine la parola l’avv. Corbetta, che evidenzia la contraddittorietà della normativa e della giurisprudenza in materia (ricollegandosi, indirettamente, alla cospicua presenza di legali negli organici delle aziende costruttrici di impianti, già evidenziata). Se da un lato appare insidiosa la normativa europea (per altro elaborata per un contesto che appare, nel complesso, mediamente più ventoso di quanto non sia la nostra penisola), altrettanto insidioso appare l'articolo 12 del D. Lgs. 387/, che attribuendo alle centrali eoliche il requisito dell'”indifferibilità e urgenza”, travolge poi ogni ostacolo all'iter di realizzazione successivo alla Valutazione d'Impatto Ambientale. Appare così spesso disatteso il rango costituzionale (art. 9 della Costituzione) attribuito al valore del paesaggio. Appare anche piuttosto incerta la possibilità che il nostro Paese riesca, nella scadenza fissata per il 30 giugno 2010, a presentare all'Unione Europea la bozza di Piano Energetico. Noi qui possiamo commentare che il quadro non depone a favore di un atteggiamento di grande lungimiranza, o di capacità di programmazione, da parte dei nostri governanti.

Le relazioni sono terminate: qualche minuto per le domande del pubblico: Alberto Cuppini (del Comitato Monte dei Cucchi) interviene per lanciare un grido d’allarme sulla quantità di impianti che sono in via di approvazione sulll’Appennino Tosco-Emiliano, fino a Parma: non si riesce a quantificarne il numero, sebbene appaia la necessità di un censimento che dia un quadro complessivo dello scempio che potrebbe incombere sulle nostre montagne, e richiede l’aiuto di tutti. Interviene anche Ugo Mazza, con l'intento di dare una sintesi della propria esperienza di consigliere regionale dell’Emilia Romagna, uscente “per scelta”: come ha ribadito in più sedi, ritiene infatti sensato il limite dei due mandati consecutivi per un incarico politico; è stato tra i pochissimi a cercare di arginare il dilagare incontrollato delle centrali eoliche. Da ultimo, fa un brevissimo intervento anche Ariacheta: se la situazione è sconfortante, si manifestano vive ed attive numerose associazioni, come ProNatura, che ha indetto questo convegno, e ci sono i comitati e i cittadini. Bisogna “fare rete” e far circolare l'informazione indipendente, fare breccia in quella dipendente, attivarsi anche individualmente ma in una prospettiva di interazione, partecipazione e collaborazione, necessaria per arginare la devastazione del patrimonio storico, culturale, naturale e identitario del nostro paesaggio.

Nel complesso il convegno ci è apparso sobrio ma ricco di contenuti, serio e dai toni misurati. Attendiamo gli atti, cui sarebbe bene riuscire a dare una larghissima diffusione. Uno dei problemi più grossi che ci troviamo ad affrontare rimane quello della disinformazione, o almeno della superficialità dell'informazione, spesso monopolizzata da media asserviti agli interessi delle grandi imprese e da associazioni pseudoambientaliste (che palesano risorse ahinoi di enigmatica provenienza, comunque difficilmente riconducibili al semplice volontariato). Ma non era questa la sede per affrontare simili argomenti.
Un sentito grazie agli organizzatori, ai relatori, ai partecipanti e a tutti coloro che ogni giorno si impegnano per fare valere le ragioni del no a inutili, dispendiose e devastanti centrali eoliche industriali.
Comitato Ariacheta

venerdì 19 marzo 2010

Nina Pierpont: Turbine eoliche ad almeno 3000 metri dalle abitazioni!

Il dieci marzo scorso un comitato antieolico belga scriveva a Nina Pierpont, la neurologa americana nota per avere studiato il malessere causato nella popolazione dalla vicinanza delle torri eoliche, per sottoporle la seguente questione: «Oggi avremo un’intervista alla radio nazionale belga. È possibile avere il suo pubblico sostegno alla nostra protesta contro grandi impianti eolici a solo 270 m dalle case?» Ecco la risposta di Nina Pierpont, che prega sia diffusa ovunque:

«Ci è stato detto che in Belgio i costruttori eolici vogliono costruire torri eoliche industriali a 270 metri dalle abitazioni dei cittadini. Questo è un atto irresponsabile e violento. L’evidenza che le turbine eoliche producono un forte rumore di bassa frequenza e, ancora peggio, di infrasuoni, non è più oggetto di discussione. L’evidenza clinica non ammette ambiguità: il rumore a bassa frequenza e gli infrasuoni disturbano profondamente nel nostro corpo il sistema dell’equilibrio, del movimento, della postura.
Gli studi che ho svolto personalmente e quelli di altri medici hanno dimostrato in maniera inequivocabile che persone che vivono entro i 2 km dalle torri ne patiscono seriamente, ammalandosi, e arrivano spesso al punto di dover abbandonare le loro case.
Non c’è dubbio tra gli oto-neurologi che hahnno studiato l’evidenza di questo fatto che i rumori a bassa frequenza e gli infrasuoni disturbano seriamente gli organi vestibolari, cosa che porta a un insieme di malesseri che ho chiamato WTS, sindrome da turbina eolica (WindTurbineSyndrome).
La cura per la sindrome da turbina eolica è semplice: Allontarnarsi dalle torri o disattivarle. La prevenzione della WTS è ancora più semplice: non costruire questi macchinari che generano suoni a bassa frequenza e infrasuoni a meno di 2 km dalle abitazioni della gente.
Governi e società che violano questi prinicipi sono responsabili di un grave danno alla salute. Tali governi e società dovrebbero essere trascinati davanti agli organi giudiziari atti a porre fine a questa scandalosa violenza.
Mi rendo perfettamente conto che queste parole sono forti. Ma sono scelte accuratamente.
Sono forti perché i governi e l’industria eolica pervicacemente – aggiungerei anche in maniera criminale – rifiutano di riconoscere che stanno deliberatamente e aggressivamente nuocendo alla salute pubblica. L’evidenza di ciò è schiacciante. Ripeto, tutto questo deve finire.»

Nina Pierpont

(Traduzione di L.Vitali)

venerdì 12 marzo 2010

TELEIRIDE: Fiorentina Bologna 2-0

riceviamo e rigraziando pubblichiamo:

"Migliaia di contatti al nostro sito. Centinaia di domande. Domande anche da altre regioni."
Non si tratta quindi di una partita di calcio, ma di qualcosa di molto più serio.
La trasmissione Girotondo sul canale Teleiride del 4 marzo sull'eolico nel Mugello ha avuto un imprevisto successo, specie in streaming, dove si presume che gli spettatori non fossero fiorentini. L'audience sarà uno stimolo per l'emittente a replicare programmi sull'argomento. E' ancora disponibile la registrazione su girotondo-040310

Sono Alberto Cuppini del comitato "Monte dei Cucchi" di Bologna (www.comitatomontedeicucchi.com).
Dopo il successo dell'iniziativa di Scarperia, in provincia di Firenze siete riusciti per la seconda volta in pochi giorni ad ottenere un'attenzione dalla cittadinanza sul problema che riguarda tutto il vostro territorio che a noi è, finora, mancata.
La trasmissione, anche se la Signorini e Mattioli non se ne sono resi del tutto conto, è stata, per tutti noi, un trionfo.
Quando in televisione, in un contraddittorio vero anche se squilibrato come quello di Teleiride, appaiono i nostri avversari, essi saranno sempre e comunque benedizioni mandateci dal cielo. Quando poi si scende ad analizzare gli argomenti da loro trattati, al modo garbato di porgerli ed alla panzane clamorose sparate senza pudore, e nonostante siano facilmente verificabili, allora è la nostra apoteosi.
Il Professor Basosi, responsabile scientifico del piano energetico ambientale per la provincia di Firenze e presidente del comitato scientifico di Legambiente Toscana, che parla con la massima noncuranza di 500 MW potenziali di eolico installabile nel solo Mugello (per farmi capire dai bolognesi: oltre 500 aerogeneratori del tipo "torre degli Asinelli" che si vorrebbero montare a Monte dei Cucchi, alti oltre cento metri ma di potenza individuale inferiore al Mw, non basterebbero) e che definisce il Mugello, con infelice scelta lessicale, il "piccolo forziere" delle energie rinnovabili, fa il nostro gioco e sostiene, involontariamente, la nostra comune causa.
Piero Baronti, presidente di Legambiente Toscana, che afferma deciso "noi andremo certamente a fare alcuni impianti eolici su questo territorio", oltre ad una certa arroganza, con quel "noi" ci fa capire che Legambiente è in qualche modo "cointeressata" alla cosa. Uso il termine "cointeressato" perchè già utilizzato, incredibilmente, dalla Provincia di Bologna in una delibera di giunta per schierarsi a fianco dei proponenti il progetto di Monte dei Cucchi contro il Comune di San Benedetto val di Sambro.
http://www.comitatomontedeicucchi.com/materiale/documenti/Delibera
Chi è, allora, "noi"?
Mi ha entusiasmato (...) anche l'argomento dell'Ingegnere dell'Aper (che dei pro eolico industriale è apparso il più equilibrato) secondo cui, tanto, visto che la montagna tosco emiliana si va spopolando... Tutto può essere oggetto di qualsiasi stupro, se è così? Questo modo diffuso di ragionare, che è stato ingenuamente esplicitato in questa sede, sarà certamente accolto con gioia dai membri del nostro comitato che sono, per la maggior parte, residenti in montagna e da tutte le popolazioni della zona, in particolare da chi ha ultimamente abbandonato la città, accettando scomodità e sacrifici, non sopportandone più il degrado per scappare a vivere lassù.
Il punto che mi sembra più importante evidenziare è esattamente questo: le stesse persone e lo stesso modo di ragionare che hanno sconciato le periferie di Bologna e Firenze e le campagne suburbane, ora vogliono entrare in azione anche sulle montagne. E questa volta solo per un'unica, grottesca, speculazione. Vanno denunciati. Le montagne sono un patrimonio di tutti, e non una res nullius.
Deve essere nostro comune impegno sollecitare un interessamento ed una presa di posizione (sarebbe ora) dell'Università (sia ingegneri che fisici) in merito alle affermazioni inesatte che abbiamo sentito in questa trasmissione ed a cui troppi forniscono base scientifica con la convinzione di farla franca.
E' evidente che ormai non è più uno scherzo. Non è un bel dibattito teorico. Loro queste teorie "scientifiche" le vogliono applicare anche qui, sul nostro territorio. Qualcuno si deve assumere le proprie responsabilità. I Signori Professori sono pagati anche per questo: non possono fare finta di niente davanti alla realizzazione concreta di teorie, dal punto di vista scientifico e ingegneristico, campate per aria e dannose per la collettività.
Trovo poi molto importante che i rappresentanti di Legambiente si facciano vedere in televisione, mettendoci la propria faccia.
Siccome si rendono conto perfettamente del disastro che contribuiscono a realizzare, ubbidendo agli ordini dall'alto, almeno comincino a pagare di persona, offrendosi al giudizio della pubblica opinione, a futura memoria, come diretti responsabili dell'infamia.
Sono convinto che i responsabili locali di Legambiente, a differenza dei loro capi di Roma e prima di esporsi personalmente davanti alla registrazione televisiva, ci penseranno due volte a fare certe osservazione ed a difendere determinate azioni.
Significativo avere sentito affermare pubblicamente, per la prima volta, che Legambiente non è favorevole a impianti come quello di Ariacheta. ("Progetto brutto e fatto male"). Non è certo un caso che sia stato detto in televisione. Anche il progetto di Monte dei Cucchi è "brutto e fatto male", ma finora, da Legambiente, nessuna presa di posizione. E neanche dal CAI di Bologna (chissà poi perchè) nel nostro caso.
Tutto questo sarà uno stimolo per noi per cercare nuovamente, a Bologna, una emittente televisiva per realizzare qualcosa di analogo, evitando di concentrare l'attenzione sul nostro singolo impianto, come abbiamo fatto con scarsissimi risultati, ma sul fatto che, come nel Mugello, anche sulle montagne bolognesi verranno entro breve costruite centinaia di pale eoliche.
Confido che il successo di Teleiride, il filmato stesso ed i suoi dati di ascolto serviranno per allettare le emittenti bolognesi a fare altrettanto.
Immagino che Margherita Signorini sarebbe felice di intervenire anche nel nostro caso. Le "nostre" pale interessano anche i toscani. E viceversa.
Ma non si può pensare che un singolo comitato di cittadini sia il solo a difendere l'interesse comune. Dalla politica, dalla stampa e dall'università deve venire quello slancio d'orgoglio civico che finora, a parte qualche eccezione (cfr.interrogazione Mazza, ndr), è mancato. Non possiamo più fare affidamento, come finora, solo sulle Sovrintendenze e sulla Guardia di Finanza per fermare una simile spregiudicatezza affaristica.
E soprattutto non possiamo più continuare a procedere ciascuno per proprio conto, fornendo il fianco a facili critiche di tipo "nimby" e finendo impalati, uno dopo l'altro, contro nemici più forti di noi e finanziariamente onnipotenti: qui non sono in gioco meschini interessi locali ma valori sacri a tutto il Paese.
Ancora complimenti e grazie.
Alberto Cuppini

TELEIRIDE: dibattito sull'eolico in Mugello

Giovedì 4 marzo negli studi di Teleiride a Barberino, si è tenuto, all’interno della trasmissione di approfondimento locale “Girotondo”, un dibattito in diretta dedicato all’eolico in Mugello. Presenti per Italia Nostra Mariarita Signorini, per il WWF Paolo Mattioli, per Legambiente Piero Baronti, per Aper (costruttori eolici) Alessandro Cellini, per Forum energie e società Enzo Palmieri; il dibatto è stato preceduto da un filmato con un’intervista al redattore del piano energetico provinciale Riccardo Basosi. Nessun rappresentante del nostro Comitato era presente: l’invito che ci era stato fatto è stato ritirato. Sul sito www.teleiride.tv la trasmissione può essere visionata per intero in streaming.

Che dire? Il dibattito è stato serrato ma senza trascendere. Ci ha fatto molto piacere apprendere dalla bocca del presidente di Legambiente Toscana, Piero Baronti, che il progetto di San Godenzo è brutto e sbagliato, e speriamo se ne ricordi in futuro. Ci ha fatto meno piacere sentirgli dire che la serata di Scarperia è stata una “serata demagogica” dove si è presentato un progetto, quello di San Godenzo, “non indicativo di quello che sono invece gli altri progetti per il Mugello”. Occorre dirlo in tutta chiarezza: l’affermazione è falsa - o Baronti si è limitato a leggere male la locandina della serata, o è stato male informato perché, come tutti i presenti a Scarperia possono ricordare, non è stata detta una sola parola – tolta la ragione della nascita del nostro Comitato – sul progetto presentato a San Godenzo (di cosa si è parlato potete verificarlo leggendo il programma che abbiamo già pubblicato in un post precedente, qui sotto). Il tema era per l’appunto il Mugello.

È dispiaciuto poi vedere propagate, dalla parte dei fautori dell’eolico industriale, anche altre falsità, com’è capitato per esempio al professor Basosi, il quale nell’intervista registrata ha sostenuto una palese falsità, che gli impianti “non vengono proposti su aree di particolare interesse”, mentre sappiamo tutti e lo dovrebbe sapere pure lui, visto che è un remuneratissimo espertone della Regione, che il progetto di San Godenzo prevede delle pale all’interno di un SIC.

Queste le precisazioni necessarie. Potremmo continuare a ribattere in lungo e in largo alle numerose menzogne, furberie e sotterfugi sciorinati da parte dei fautori dell’eolico industriale (per esempio hanno continuato a parlare della potenza delle pale, alludendo a quella installata, che non è affatto quella prodotta, visto che per il 70% circa del tempo le pale mugellane resterebbero perfettamente inefficienti), o rimproverare la conduttrice di alcune, forse innocenti, ingenuità. Ma confidiamo che chi ci legge e segue sia ormai in grado di intendere e fare le proprie considerazioni.

Per concludere, da parte nostra va comunque un grande ringraziamento:

- innanzitutto a Mattioli e Signorini, che hanno dimostrato come la certezza di aver ragione e di combattere per una giusta causa, e non per denaro, doni eloquenza e coraggio.

- a Teleiride, nelle persone della giornalista Ilaria Ontanetti e del direttore Telluri, che hanno avuto il coraggio di sollevare e affrontare, come che sia, un argomento spinoso, difficile e scomodo. Premiati dall’ascolto e dall’interesse con cui è stata seguita la trasmissione siamo certi della sua utilità, e speriamo abbia un seguito.

Da parte nostra invitiamo infine i mugellani ad uscire dal loro silenzio, a formare altri comitati o gruppi d’interesse, a contattare noi o le associazioni anti-eolico-industriale a rivolgersi direttamente alle amministrazioni locali per chiedere chiarezza e informazione, dati e confronto pubblico.
Che altrimenti si sa, basta annusare l’aria che tira: se non si noi strepita noi cittadini, il silenzio continua – o peggio: vengono propinate trasmissioni davvero propagandistiche, come quella di Iacona su Rai3, in cui le pale vengono presentate come certa salvezza dell’umanità. Se stiamo zitti arriveranno i bulldozzer, per scavare le strade, sbancare la montagna, aprire voragini in cui montare i basamenti delle pale che col loro orrendo frastuono rovineranno la quiete e la vita della montagna.
lv

venerdì 5 marzo 2010

La serata a Scarperia: grande successo!

La serata di venerdì 26 a Scarperia, senza false modestie, è stata davvero un successo: anche se abbiamo avuto gravi problemi tecnici che hanno tenuto sul filo del rasoio lo svolgimento fino all’ultimo, siamo riusciti a presentare il programma per intero (potete leggerlo qui sotto, cliccando si ingrandisce), e in maniera accettabile.
La sala era piena, il pubblico silenzioso e attento: abbiamo riconosciuto diversi amici provenienti da località del Mugello ma anche da Firenze e Bologna. In sala sono stati notati l’assessore all’ambiente di Scarperia e una consigliera della commissione energia di San Godenzo. Un grazie a tutti gli intervenuti.

Il giorno seguente, sabato pomeriggio, a San Godenzo si è riunita la commissione energia. Sul settore eolico non ci sono novità: si attende l’esito della Valutazione d’impatto ambientale da parte della Regione.