il Comitato Ariacheta aderisce alla RETE della RESISTENZA sui CRINALI

lunedì 29 aprile 2013

DIRIMENTE COMUNICATO DELL'ASSESORE ALL'AMBIENTE

Leggiamo con stupore e meraviglia il comunicato appena diramato - e finalmente! - da Sabrina Freda, un Assessore forte e deciso, che in un testo chiaro e inequivocabile dà finalmente ragione su tutta la linea alle proteste e accuse portate avanti in questi anni dal movimento anti-eolico-industriale, e per di più ringraziando cittadini e comitati per il lavoro di tutela svolto!

Un unico enorme rammarico: peccato che questo accada in Emilia Romagna e non in Toscana.
Riportiamo per intero il comunicato, sperando che sia d'esempio ad altri Assessori regionali (non toscani, che qui è troppo tardi, visto che è intervenuta la magistratura) e li aiuti a schiarirsi le idee su cosa voglia dire fare politica per il territorio, i cittadini e il paese.
Già: attendiamo ancora  un comunicato di chiarimento sulla propria posizione da Anna Rita Bramerini, l'Assessore della Regione Toscana, che da qualche giorno si trova iscritta nei registri degli indagati per abuso d'ufficio (sulla torbida vicenda cfr. RRC) -  di certo digrigna i denti nell'ombra, confabulando con i suoi avvocati, e ci pare la gemella cattiva dell'Assessore dell'ER - nel parere soggettivissimo di chi scrive, ovviamente  - la sorridente Sabrina Freda, che nel confronto diventa fata buona, protettrice dei nostri boschi, crinali e cascate!

GRAZIE,  da tutti noi dei comitati!
lv

Il podere di Moia, sotto il crinale dove si voleva costruire il megaimpianto eolico di san Godenzo

FREDA: «NECESSARIA COSTANTE ATTENZIONE AGLI IMPATTI DEGLI
IMPIANTI EOLICI INDUSTRIALI»

Come ho già avuto modo di dire, la Regione Emilia-Romagna ha con prontezza attuato
politiche che favorissero i progetti di produzione di energie rinnovabili, in relazione agli
obiettivi fissati per l’Italia nel Protocollo di Kyoto e in coerenza con il “Piano energetico
regionale”.
Importanti risultati sono stati raggiunti con largo anticipo anche per la priorità data al
risparmio energetico e a tutte quelle soluzioni che permettessero di produrre energia in
modo pulito e con il minor impatto possibile.
Il piano regionale stabilisce con chiarezza che la produzione da fonte eolica non è invece
prioritaria per l’Emilia-Romagna proprio per la consapevolezza, dati alla mano, che il
nostro territorio spesso non è sufficientemente ventoso sia per quantità che per qualità dei
venti.
E non solo la pianura ma anche il crinale appenninico.
I dati a consuntivo che giungono dagli impianti realizzati, soprattutto per quelli più
grandi, sono infatti deludenti. Relativamente alle ore dichiarate e certificate in fase di
progetto dalle aziende proponenti, le ore effettive di produzione risultano essere spesso
meno della metà rispetto ai minimi indicati dalla legge regionale.
Proprio per questo vorrei ricordare a chi tenta di interpretare diversamente che il calcolo
delle ore di vento deve essere effettuato “alla massima potenza nominale” e non con il
fuorviante metodo delle “ore equivalenti” in cui tutti i venti, anche quelli non adatti per
intensità e direzione a far funzionare autonomamente le pale, vengono invece conteggiati.
Deve essere quindi garantita una notevole produttività a fronte di un impatto ambientale e
paesaggistico comunque certo.
Abbiamo visto in questi giorni con il passaggio delle enormi pale nel Comune parmense di
Albareto per arrivare all’impianto toscano di Zeri che tipo di danno portano impianti così
sproporzionati e impattanti per aree naturalisticamente delicate e importanti. Sono dovuti
intervenire Consiglio di Stato e poi Carabinieri e Polizia Forestale per bloccare la troppa
fretta di aziende coinvolte in importanti indagini di mafia, a caccia di incentivi in scadenza
e che nulla si preoccupano delle esigenze delle popolazioni. Un cantiere che proseguiva
addirittura di notte nonostante lo stop della magistratura, dopo aver devastato boschi e
strade con metodi che si commentano da soli.
Un riferimento imprescindibile non può che essere quello della legalità e della massima
trasparenza, anche nella valutazione degli accordi dei singoli Comuni con le aziende,
ricordando allo stesso tempo che il Consiglio di Stato ha messo la parola fine a qualsiasi
“mercanteggiamento” possibile sulle compensazioni ambientali, che non vanno intese
come una risorsa economica da destinare a piacere, ma appunto una mitigazione dei danni
che la “Conferenza dei Servizi Regionale” (e solo in quella sede!) programma per ridurre
l’impatto sui territori. Misure non esclusivamente economiche, ma che devono essere
obbligatoriamente richieste alle ditte proponenti anche sotto forma di interventi diretti e
lavori di ripristino.
L’attenzione dell’Assessorato Regionale all’Ambiente è quindi altissima per i progetti in
fase di approvazione, come ad esempio quello presentato per il Passo del Santa Donna tra
Borgo Val di Taro e Bardi (PR), dove sono ben 9 le pale da 150 metri previste, dopo che in
Regione era stato presentato solo un anno fa dalla stessa ditta e per lo stesso luogo un
progetto da 3 pale e che aveva visto gli uffici competenti richiedere ben 46 integrazioni e
chiarimenti.
Dubbi emersi allora sull’impatto delle strade per trasportare gli enormi aerogeneratori su
quelli che adesso sono sentieri escursionistici o piste forestali in zone fittamente boscate,
sui dati degli anemometri incompleti ed errati, sull’assetto idrogeologico, sull’impatto per
fauna e avifauna e tanti altri aspetti che nel progetto non erano sufficientemente chiari.
Le zone interessate registrano fra l’altro una significativa inversione di tendenza rispetto al
dato storico di spopolamento dell’Appennino, con insediamenti legati al turismo e quindi
al territorio, al paesaggio e all’ambiente.
Basti pensare che la Val Vona e la Val Noveglia sono a livello regionale le valli con la più
alta densità di agriturismi e bed & breakfast. Tante piccole frazioni e villaggi si sono
ripopolati con importanti recuperi dei borghi storici, con rilancio delle attività artigianali
locali legate all’edilizia di qualità. La politica tenga quindi conto della sua funzione
fondamentale di programmazione e pianificazione del territorio, non contraddicendo se
stessa proprio dove importanti risultati sono stati ottenuti. Impianti industriali così
sproporzionati e impattanti sarebbero incompatibili con quelle esemplari realtà.
Altro criterio da non dimenticare è quello della tutela della salute, secondo la logica della
prevenzione con le massime precauzioni possibili. Se da un lato non sono ancora certificati
in Italia i possibili danni di suoni e soprattutto degli infrasuoni, va ricordato che in altri
Paesi la cosiddetta “Sindrome da pala eolica” è scientificamente accertata e di conseguenza
la realizzazione degli impianti prevede vincoli molto più stringenti, soprattutto per quanto
riguarda la distanza da qualsiasi casa abitata o da allevamenti e stalle. Nel dubbio deve
prevalere prima di tutto la cautela.
Voglio quindi tranquillizzare i cittadini, ringraziandoli per il ruolo fondamentale di
vigilanza civica che hanno assunto con la formazione dei vari comitati, confermando il
mio forte impegno a favore dell’ambiente montano e dei suoi abitanti.

Sabrina Freda – assessore regionale  all’Ambiente e alla Riqualificazione urbana dell'Emilia Romagna

martedì 16 aprile 2013

ULTIME MA NON DEFINITIVE



Come comitato contro l'eolico aderente alla Rete della Resistenza sui Crinali, sabatro 13 aprile abbiamo partecipato alla manifestazione di Orvieto, ed è stata un'uscita dopo diverso tempo di silenzio. Il comitato esiste, ma non è attivo (è piuttosto dormiente, come certe gemme sui tronchi degli alberi). A Orvieto abbiamo incontrato vecchi amici e nuovi oppositori a progetti di impianti eolici sempre più mostruosi e devastanti, come quello sul monte Peglia, proprio di fronte alla città, dove si vorrebbero costruire pale da 150 m. Abbiamo potuto ringraziare per il loro incessante lavoro di questi anni Carlo Ripa Di Meana, Oreste Rutigliano, Rosa Filippini, i "nostri" Mariarita Signorini e Alberto Cuppini.
   
Sia quindi concessa qualche considerazione rivolta a chi vuole sapere quale sia la situazione qui.
Anche se in taluni frangenti la situazione resta e forse diviene sempre più drammantica, col passare degli anni però sembra diventare per gli speculatori/proponenti  sempre più difficile/ambigua, da un lato perché stanno per chiudere i rubinetti dei finanziamenti a pioggia, che tanto hanno eccitato loschi figuri del passato remoto e più prossimo, dall'altro perché le popolazioni, i media (ormai anche la RAI) e le amministrazioni pubbliche (a Orvieto erano numerosi i sindaci in opposizione agli impianti) si stanno rendendo conto, sulla pelle degli sfortunati che si sono ritrovati le mega turbine tra capo e collo, che forse farne a meno non è poi così male:

- nessuno spreco di risorse pubbliche
- nessuna devastazione di territori vocati alla conservazione dell'ambiente naturale
- nessun crollo di valore di terreni e proprietà
- nessuna ecatombe di volatili e fuga di abitanti selvatici
- nessuna patologia neurologica per gli abitanti umani
- nessuno scempio agli occhi e al portafoglio dei cittadini italiani.

Il male, questo si sta capendo, non è necessario. Tra parentesi, un amico che lavora nel settore dell'energia internazionale (quelle grosse società che comprano e vendono gas petrolio eccetera agli Stati) mi raccontava che se si va a guardare I DATI ITALIANI SUL CONSUMO NEL 2012, la crisi ha arrestato i consumi industriali molto più di tutti i protocolli e investimenti sulle alternative. Visto che la produzione dell'intero paese è in stallo, IN ITALIA SI CONSUMA MOLTA MENO ENERGIA DI PRIMA - peccato che si dimentichino tutti di dirlo. Certo, la corsa alle energie alternative non si deve fermare, ci sono troppi iinteressi in ballo, è la tassa invisibile che tutti noi dobbiamo pagare a quest'epoca decadente (dopo la TAV, l'ILVA, e la catena è lunga, e per me arriva fino a Gioia Tauro).


Per quanto riguarda il nostro giardinetto di San Godenzo, la situazione è ferma ormai da tempo, e a tutti gli osservatori sembra sempre più inverosimile che il proponente (la società Infrastrutture) voglia adeguare il progetto a alle richieste avanzate in sede VIA, pur senza che esso sia stato bocciato. Un'importante figura dell'amministrazione pubblica in un colloquio privato ha dichiarato che, ricapitasse un progetto eolico, qui più nessuno, per l'amor di Dio,  ne vorrà  sapere nulla. Abbiamo avuto fortuna, e l'aiuto di tanti amici (loro sanno). Ci sono dunque buone possibilità che San Godenzo resti un paesino ridente, sotto il Passo del Muraglione, certamente con tutti i suoi piccoli e numerosi  problemi, ma non quello di essere sovrastato dalle gigantesche e fragorose pale della speculazione.

guardate qui cosa succede a ZERI  (e non è che l'inizio!), cosa abbiamo scampato!
lv

mercoledì 10 aprile 2013


Il comitato aderisce alla manifestazione e invita tutti a partecipare
cliccate sul manifesto per ingrandire l'immagine