il Comitato Ariacheta aderisce alla RETE della RESISTENZA sui CRINALI

lunedì 29 giugno 2009

Resoconto del convegno a Castelnuovo ne’ Monti (RE) - AQUILA REALE: La situazione in Italia e in Europa



Dal Muraglione a Castelnuovo ne’ Monti un’aquila volando ci metterebbe forse un’ora, in linea d’aria sono circa 80 km; io invece di km ne ho dovuti fare 190, e di ore ce ne ho messe più di tre (consumando una trentina di litri di gas). Sono entrato nel teatro comunale mentre Laura Fasce parlava delle aquile nel settore occidentale delle Alpi. La sala era al buio, e nelle diapositive della sua presentazione ho riconosciuto le pareti del Monte Bianco e forse il Monviso. Subito dopo, allo scattare della pausa pranzo, mi sono diretto verso il moderatore che mi ha indicato quelle due o tre persone con cui avevo avuto contatti via mail.
Al buffet mi guardavo attorno, questi sono gli studiosi delle aquile, montagnini, quasi tutti, qualche donna anche, certo, mi sono detto, questa è gente che si arrampica sui picchi in tutte le stagioni per controllare, sorvegliare, tutelare. Parecchi giovani, pochi sopra i cinquant’anni.
Riprende la sessione: tocca a Ubaldo Ricci, Enrico Bassi, Jacopo Angelini, ciascuno di un parco e una regione diversi, ovvero Appennino settentrionale, Stelvio e Appennino Umbro Marchigiano. Ognuno presenta tabelle, dati, fotografie di montagne. Quanto lavoro, quanta attenzione. Da quello che capisco, la situazione non è affatto negativa, la popolazione dell’aquila reale è in crescita, o almeno stabile. Nelle foto, mi accorgo per inciso, non si vede nemmeno una pala eolica: i paesaggi sono splendidi, e appaiono incontaminati – con l’eccezione di qualche traliccio –in certi casi però i parchi sono riusciti anche a farli interrare. Imparo un sacco di cose sull’aquila, il suo territorio, i problemi legati alla sua riproduzione, all’alimentazione. Molto interessante, per un ignorante totale come me. Scopro che il Parco dello Stelvio ha realizzato una mostra itinerante sull’aquila, “Aquilalp”, e mi segno che devo suggerire agli amici del “nostro” parco delle Foreste Casentinesi di prenotarla, sembra molto interessante. Scopro che i principali nemici dell’aquila, oltre i bracconieri, che ormai sono pochissimi, sono gli elettrodotti e gli arrampicatori –posandosi sui tralicci restano fulminate, mentre spesso i secondi inconsapevolmente vanno a disturbare i nidi. Scopro che in determinate zone il parco può richiedere il divieto di sorvolo. Eh, che bellezza: cosa non si farebbe per tutelare la pace dei rapaci! Già, qualora non si scelga, con false legittimazioni di produzione energetica, di farli tagliare a pezzi dal’affilata ghigliottina delle pale di un impianto eolico (ecco una nuova denominazione, pronta per l’uso: “impianti tritavolatili”, come per dire: qual sia l’effetto secondario e quello primario dipende dal punto di vista, no?). Alla fine del suo intervento Angelini, tra gli elementi di rischio parla anche delle pale eoliche. È il primo a farlo, e il motivo è chiaro: gli altri relatori provengono da aree dove le pale non ci sono (so solo che nell’Appennino settentrionale si sta cercando di introdurre un impianto eolico nelle Apuane). Certo, perché nelle Alpi le pale non le costruiscono. Non ci hanno nemmeno provato. Angelini presenta il problema eolico succintamente, ma senza entrare nel merito, poi inizia il dibattito. Vengono poste un paio di domande, poi tocca a me. Grosso modo dico: “Mi scuso per l’intrusione, la mia non sarà una domanda ma un intervento, il più possibile breve. Vi porto il saluto di Carlo Ripa di Meana presidente del CNP e di Oreste Rutigliano, segretario generale. Il CNP non si oppone all’eolico in quanto preziosa fonte di energia rinnovabile, sia chiaro, ma combatte da anni contro la proliferazione indiscriminata di pale che, ahimè, non producono una quantità di energia apprezzabile, rivelandosi quindi una mera speculazione finanziaria legata ai certificati verdi, e provocando invece con la loro istallazione e il loro funzionamento un danno profondo su paesaggio, persone, animali e ambiente tutto. Sono qui perché poche settimane fa a un convegno sull’eolico organizzato dal Comitato Monte dei Cucchi a San Benedetto in Val di Sambro, in Romagna, dove una società (la municipale di Verona se non ricordo male) vorrebbe construire un impianto, ho incontrato Tinarelli, un vostro collega che ben conoscete, che in pochi minuti ci ha spiegato l’enorme rischio che le pale costituiscono per i rapaci residenti nell’area adiacente. Poiché abito a San Godenzo, piccolo comune adiacente al Falterona, dove hanno area di alimentazione due aquile reali, in merito delle quali è stato costituito un SIC (sito di interesse comunitario 039 del Muraglione per l’emergenza dell’aquila e del lupo) e lotto contro la costruzione di un impianto che prevede 14 pale da 155 metri sul crinale, eccomi a voi per rivolgervi un’esortazione. Perché potete fare molto per noi, perché il vostro parere può diventare un’arma, uno strumento per la difesa dell’aquila e dell’ambiente in Regione e a livello europeo. Tinarelli ha scritto un bozza di dichiarazione che denuncia il grande rischio cui saremmo esposti se questi impianti verranno costruiti sul crinale dell’intero Appennino, come pare sia intenzione dichiarata. Allora sarà praticamente inevitabile la decimazione e quindi l’estinzione di diverse specie di rapaci tra cui l’aquila reale in gran parte dello stivale. Sta raccogliendo firme tra addetti ai lavori, ornitologi e naturalisti, e noi vi esortiamo a sottoscrivere, e anche a mettervi in contatto con noi, www.viadalvento.org, oppure, nelle aree in cui operate, con i locali comitati di opposizione agli impianti eolici.” Più o meno, nel senso che questo è quello che avrei voluto dire e non so poi quanto chiaramente sia riuscito ad esporre, dovendo tralasciare molto altro per ragioni di tempo e mia inettitudine oratoria. Dopo di me riprende la parola Jacopo Angelini, che ricorda come già gli ornitologi anni orsono si siano espressi in tal senso (lui stesso mi aveva fornito il testo della risoluzione di Avocetta), arricchendo il mio intervento di dati sui rischi per i migratori. Dopo ha preso la parola Kent Ohrn, relatore svedese esperto di aquile, pregandomi di avvicinarlo a fine convegno, perché voleva spiegarmi e darmi ragguagli e contatti sui nostri analoghi in Svezia. Fatto, grazie. Lo stesso ha fatto Dobromir Domuschiev, parlando dei rischi delle pale per le aquile nei Balcani, e soprattutto sulle rotte dei migratori in riva al mar Nero, dimostrando come la preoccupazione per le pale industriali sia viva in tutta europa.
Quindi ha chiesto la parola Aldo Anzivino, del CAI, che ha riportato il discorso sulle pale a San Godenzo, fornendo altri ragguagli, e finalmente ho avuto occasione di ringrazionarlo a nome del mio comitato dell’Ariacheta, per la splendida e chiara relazione che ha presentato in Regione, insieme a Marco Bastogi, entrambi membri della Commissione centrale per la tutela dell’ambiente montano del CAI (TAM). Dopo un altro paio di interventi è poi partita la proiezione di un filmato di Marco Andreini e di una serie di diapositive di Michele Mendi e Mario Pedrelli sull’aquila. Imparo a conoscerla, il suo sguardo penetrante, il suo aspetto fiero e possente, anche mentre dilania la carcassa di un leprotto. A casa guarderò più spesso per aria, cercando il suo volo sovrano.
A conclusione, sia l’assessore del comune di Castelnuovo, in vece del sindaco, sia il direttore dell’ospitante Parco Nazionale dell’appennino Tosco-emiliano, Fausto Giovanelli, hanno ribadito la massima attenzione verso le pale, e l’intenzione di tenerle lontane dal crinale e quanto meno dal Parco. Insomma, per quanto mi riguarda sono uscito provando grande soddisfazione, vedendo che almeno qui qualcuno ci prende in considerazione, e ancora una volta si è riaffacciata la speranza è che forse non è detta l’ultima parola, e qualcosa ancora si possa fare. E quindi: la mia proposta, che mi riservo di elaborare e sottoporre a breve, la lancio qui, ora, dalle colonne di viadalvento, alla Lipu ma anche a tutti gli amanti della montagna e dei veleggiatori (penso almeno a WWF, MW, CAI, ALTURA): è quella di curare – insieme – un’agile pubblicazione graffettata in cui si raccolgano i dati e gli studi già esistenti sul rischio che gli impianti rappresentano per l’avifauna (ci sono anche i chirotteri, ovvero i pipistrelli, e il problema è altrettanto serio e ben documentato), da diffondere largamente a tutti gli amanti della natura, della montagna e dei suoi alteri abitanti. Spero in un interessamento di Danilo Mainardi, presidente onorario della Lipu. e già ora mi sento di ringraziare la Lipu e il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emilano per il lavoro fatto.
Ancora una sorpresa: tornato a casa guardo le foto che avevo scattato a un rapace che volteggiava davanti alla finestra del mio studio, circa un mese fa. Guardatelo, riconoscetela, qui e sopra: chi mi sa garantire che se costruiranno le pale ci sarà ancora?
l.v.

giovedì 25 giugno 2009

convoglio trasporto pale provoca ingorgo a Roncobilaccio

Poco fa abbiamo ricevuto una telefonata da Mariarita Signorini che ci informa di un ingorgo totale sull’autostrada a Roncobilaccio, con code di un’ora, polizia e traffico in tilt, per un convoglio di mezzi speciali per il trasporto di tre pale (o bracci di pale, non è chiaro). Che bello!, EVVIVA! finalmente molti automobilisti hanno avuto modo di VERIFICARE con mano cosa sono le pale, e come funziona il trasporto (il montaggio ve lo racconteremo appena ce lo segnalerà qualcuno!).
L’amico che ha avvisato Mariarita si è immediatamente convertito alla nostra causa – forse ha intuito che razza di disastro ecologico comporta lo spostamento di questi mastodonti grossi come razzi.
Agli amici dell’Ariacheta immaginare ora come il convoglio uscito dall’autostrada attraverserebbe il Mugello, risalirebbe la valle di San Godenzo fino quasi al Muraglione, come gli si debba preparare una simpatica pista sterrata sui ripidi pendii del crinale, fino alla piazzola di posizionamento. La fine del mondo si avvicina, dice Nostradamus, ma forse qualcuno sta cercando di anticiparla...
grazie Mariarita!
l.v.

sabato 27 giugno convegno internazionale: AQUILA REALE, LA SITUAZIONE IN ITALIA E IN EUROPA.

pubblichiamo il COMUNICATO STAMPA
(per il programma dettagliato della giornata: www.lipu.it)

L’evento è organizzato a Castelnovo ne’ Monti (RE) dalla LIPU, dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e dal Parco Nazionale Appennino Tosco-emiliano

Si terrà sabato 27 giugno a Castelnovo ne’ Monti, in provincia di Reggio Emilia, una giornata di approfondimento sullo stato di conservazione dell’Aquila reale in Europa e in Italia.

L’iniziativa, organizzata dalla LIPU, dal Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare e dal Parco Nazionale Appennino Tosco-Emiliano, vedrà alternarsi al Teatro Bismantova, dalle ore 10, esperti italiani e stranieri per capire come sta l’Aquila reale a livello continentale e italiano.

Durante i numerosi interventi si parlerà della situazione di questa specie anche a livello più locale italiano, a partire dal Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano (dove il monitoraggio dell’Aquila reale è affidato alla LIPU) per arrivare al Parco Nazionale dello Stelvio e alla situazione della specie nel settore occidentale alpino, nell’Appennino settentrionale e in quello umbro-marchigiano.

Nel pomeriggio, dopo gli interventi, saranno proiettati alcuni filmati sull’Aquila reale di Marco Andreini e Michele Mendi.

La giornata, la cui organizzazione è curata da Mario Pedrelli, Delegato LIPU Sezione di Parma e responsabile del monitoraggio dell’Aquila reale nel Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, sarà introdotta dai saluti del Senatore Fausto Giovanelli, Presidente Parco nazionale Appennino tosco-emiliano, del Presidente Onorario LIPU e professore ordinario all’Università Ca’ Foscari di Venezia Danilo Mainardi e da Gabriella Meo, Assessore Parchi e biodiversità della Provincia di Parma.

Tra i relatori interverranno Marco Gustin (responsabile Specie LIPU), Kent Ohrn (che parlerà della situazione nel sud della Svezia), Dobromir Domuschiev (focus sui Balcani), Paolo Fasce e Laura Fasce (settore occidentale alpino), Ubaldo Ricci (Appennino settentrionale), Enrico Bassi (Parco Nazionale dello Stelvio) e Jacopo Angelini (focus sull’Appennino umbro-marchigiano). I lavori verranno conclusi da Gianluca Marconi, sindaco di Castelnovo ne’ Monti.


Parma, 12 giugno 2009

martedì 23 giugno 2009

Le linee guida del WWF sugli impianti eolici. Importanti osservazioni di Alessandro Rossetti

Amici dell'Ariacheta,
abbiamo ricevuto una mail da Alessandro Rossetti (WWF - Marche) che ci è sembrata di grande importanza perché evidenzia uno dei punti critici della lotta agli impianti eolici industriali: il meccanismo per cui se da un lato la sua (come forse altre) associazione ambientalista si schiera contro questi impianti quando non rispettano certi parametri, dall'altro poi non interviene per verificare questo rispetto.
Noi dell'Ariacheta ci teniamo a sottolineare che siamo molto grati agli amici del WWF, che sono intervenuti fin dall'inizio a nostro fianco, e ci hanno davvero aiutato in tanti momenti di riflessione. Per questo vogliamo incitarli a riflettere tra di loro, e anche con noi, per acquistare maggiore incisività e determinatezza, per condurre a buon fine la comune battaglia contro le pale! Ecco le parole di Rossetti ( abbiamo dovuto sostituire il sottolineato originale con il grassetto):



Cari amici,
riguardo il documento "EOLICO E BIODIVERSITA' - linee guida per la relizzazione di impianti eolici in Italia" mi permetto di fare alcune considerazioni, con particolare riferimento alle Carte delle aree potenzialmente compatibili con l'installazione di impianti eolici industrali. Non entro nel merito sulla scelta del WWF Italia, peraltro in linea con gli indirizzi internazionali, di sostenere lo sviluppo dell'eolicio industrale in Italia: in proposito mi limito ad evidenziare che la sostenibilità ambientale di tale scelta non è però affatto scontata, come evidenziato anche da autorevoli ambientalisti ed esperti del settore (tra cui cito Maurizio Pallante) e avrebbe meritato una più approfondita riflessione da parte delle associazioni ambientaliste.
Entrando invece nel merito delle Carte delle aree potenzialmente compatibili, segnalo che ALCUNI PUNTI NON RISULTANO COERENTI CON LE NORME VIGENTI. In particolare, il documento prevede, tra le AREE PRECLUSE, le "Zone A e B previste dai piani di gestione delle aree protette in base all'art. 12 della della L. n. 394/1991"; in tal senso, quindi, la realizzazione di impianti industrali per l'energia eolica sarebbe consentita nelle zone C e D del Piano per il Parco. Il citato art. 12 prevede, tuttavia, che nelle zone C (aree di protezione) "in armonia con le finalità istitutive ed in conformità ai criteri generali fissati dall'Ente parco, possono continuare, secondo gli usi tradizionali ovvero secondo metodi di agricoltura biologica, le attività agro-silvo-pastorali nonché‚ di pesca e raccolta di prodotti naturali, ed è incoraggiata anche la produzione artigianale di qualità", mentre, nelle zone D (aree di promozione economica e sociale) "[...] sono consentite attività compatibili con le finalità istitutive del parco e finalizzate al miglioramento della vita socioculturale delle collettività locali e al miglior godimento del parco da parte dei visitatori. E' evidente, quindi, che l'eventuale inserimento di impianti industrali (quali sono quelli eolci di medie e grandi dimensioni) può essere valutato ESCLUSIVAMENTE NELLA ZONA D, previa attentissima valutazione di compatibilità con le finalità del parco. Va inoltre considerato che questo indirizzo del WWF NON E' APPLICABILE ALLE AREE PROTETTE NON DOTATE DI PIANO PER IL PARCO, che rappresentano la stragrande maggioranza di tutte le aree protette.
Inoltre, non deve essere dimenticato che tra le principali finalità di cui all'art. 1 della L. n. 3941991 vi è la CONSERVAZIONE DI VALORI SCENICI E PANORAMICI. A tal fine, e in considerazione che non sono ancora quasi mai state istituite le AREE CONTIGUE di cui all'art. 32 della stessa legge, sarebbe opportuno, in coerenza anche con il principio di precauzione, individuare aree precluse agli impianti eolici anche nelle aree limitrofe alle aree protette.
Anche per quanto riguarda le ZPS, sebbene il DM del 17/10/2008 fa salvi i progetti precedentemente presentati, riterrei più coerente, in via prudenziale, che il WWF indichi la preclusione delle ZPS dalla realizzazione di tutti i progetti di impianti eolici medi e grandi.
Un'ultima considerazione riguarda, infine, il livello di recepimento di tali linee guida. E' infatti evidente che, sebbene, come abbiamo visto, tali linee guida non risultino particolarmente restrittive, sono ben lungi dall'essere applicate nei progetti realizzati o in fase di approvazione. E', ad esempio, il caso delle Marche (che conosco meglio) dove i progetti di grandi centrali eoliche (circa 13) si concentrano tutti (o quasi) all'interno di una AREA PRIORITARIA e con densità ben superiori a quella massima indicata di 20 pale per 100 Kmq e con distanze, tra gli impianti, ben inferiori a 10 Km. Inoltre, la Regione sta approvando anche progetti in ZPS benché abbiano il parere negativo sulla Valutazione di incidenza e non favorevole da parte dell'ISPRA. Lo stesso documento del WWF ammette che "nel complesso la Regione Marche ha una buona impostazione metodologica e filosofia ma in definitiva gli atti garantiscono molto meno rispetto i valori di biodiversità di quelli di altre regioni [...]".
Consentitemi, allora, di chiudere con la mia personalissima opinione che le linee guida servono a ben poco se non sono affiancate da una attenta attività di verifica sui progetti in fase di approvazione e di efficace contrasto ai casi, come nelle Marche, che si discostano palesemente da esse.

Saluti a tutti,

Alessandro Rossetti

mercoledì 17 giugno 2009

Solidarietà e sostegno al Sindaco di Volterra!

sul sito www.viadalvento.org nella pagina odierna potete trovare pubblicato il comunicato stampa congiunto di Italia Nostra, CNP e Mountain Wilderness (a cui ci siamo aggiunti anche noi)
"LODE A CHI ONORA LA PROPRIA TERRA"


siccome poi si vorrebbe davvero fare concretamente qualcosa, abbiamo inviato al sindaco questa mail:

Egregio Sindaco,

Le scrivo a nome di un comitato di cittadini di San Godenzo (zona dell'Aquacheta, sul crinale appenninico tra Firenze e Forlì) che si batte per impedire la costruzione di un impianto eolico industriale all'interno di un SIC.
Brevemente: vogliamo esprimerLe davvero tutta la nostra ammirazione e solidarietà, come avrà appreso dal comunicato congiunto delle associazioni, e offrirLe quindi tutto il sostegno di cui saremo capaci.

In particolare vorremmo invitarLa a indire a breve termine, prima della - o forse alla - scadenza del Suo mandato, una festa cittadina per la "liberazione dall'eolico industriale". Abbiamo diversi amici musicisti che crediamo sarebbero felici di partecipare, e una tale manifestazione, anche senza palco, ma semplicemente muovendosi in corteo per il centro cittadino, oltre a diventare un momento di gioiosa partecipazione potrebbe diventare un piccolo esempio per l'intero paese, e lasciare il segno in questa difficilissima lotta per l'ambiente e il paesaggio.

Molte cordialità e grazie ancora per quello che ha fatto

l.v. per il Comitato dell'Ariacheta

sabato 13 giugno 2009

Prossimo appuntamento dell’Ariacheta: 18 giugno, Casoni di Romagna, visita a Piero Romanelli - ora con le indicazioni precise!

L’appuntamento è per il 18 giugno, giovedì, nel pomeriggio, per assistere alle riprese della prossima opera di Azzini, una video-intervista con Piero Romanelli lo sventurato amico di Casoni di Romagna che ormai tutti conoscete, il quale racconterà davanti alla macchina da presa la sua tristissima vicenda (gli hanno costruito le pale a 450 metri dal capo, con tutto quel che ne consegue). Invochiamo la protezione di Olmi, Pasolini, Testori, Zanussi e Kieslowski, che ci assistano nel realizzare questo lavoro... Piero invita tutti gli amici dell’Ariacheta a passare a salutarlo, e aggiunge che se ciascuno porta qualcosa da mangiare poi si banchetta tutti insieme nell’aia. Qua sotto le informazioni dettagliate su come arrivarci.

Cari amici, così come diceva Luca, chi vuole può venire a casa nostra senza problemi, siete tutti benvenuti.
Disponiamo di un ambiente ancora in ristrutturazione dove è possibile (se qualcuno avesse l’esigenza di partire il giorno dopo) di dormire con spirito di adattamento portandosi una stuoia e un sacco a pelo.

Come arrivare :
IN AUTOSTRADA
Uscita BO S.Lazzaro, poi prendere la Via Emilia direzione Rimini, percorsi 7/8 Km. a destra per la Valle Idice dritto fino a Monterenzio. Proseguire fino a Bisano poi a sinistra x Sassoleone ; dopo 5 Km. A destra Via Casoni di Romagna (qui ci sono i cartelli dell’impianto eolico) ; 2 Km. E siete arrivati

Per gli amici di San Benedetto Val di Sambro, quando si è a Loiano prendere per Monterenzio; a Bisano a destra (x Sassoleone) dopo 5 Km. a destra (cartelli impianto eolico) poi 2 Km. In Via Casoni di Romagna 1.
Dopo 7/8 pale arrivate ad un bivio, tenete la sinistra, c’è un rettilineo con di fronte un cimiterino, siete arrivati.
Il mio tel. È 0542 – 97674 e cell. 348 – 5437565.

Ci sentiamo presto
PIERO ROMANELLI

Ariacheta News: Solidarietà a Volterra - Il video “Noi ci siamo già” di Francesco Azzini

Il comitato esprime la propria solidarietà al sindaco di Volterra, che ha vietato l'innalzamento di impianti eolici sul territorio della città. Siamo contenti che qualcuno finalmente agisca in maniera netta, ma ci riserviamo di studiare meglio il decreto. Se verranno indette manifestazioni di sostegno diamo fin d'ora la nostra adesione.

Francesco Azzini, in arte Hazzini (www.cortomobile.it, www.hulot.it e www.hzmovie.net) videomaker e regista fiorentino ben noto a chi frequenta le rassegne di corti e videoarte, ha consegnato al comitato copia del suo documentario “Noi ci siamo già” (HDV, 20 min), in cui racconta la minaccia che incombe sulla ventennale scelta di Gimmi e Simona della Greta, nell’alta valle dell’Aquacheta, sotto il monte Lavane, uno dei poderi più minacciati dalle pale. Girato in aprile, il video è arrivato secondo al Premio giovani filmaker 2009 intitolato “L’uomo e il suo destino” e indetto dal celebre Circolo culturale San Fedele di Milano – nonché una menzione speciale da parte dei curatori. Per richiederne copia rivolgersi direttamente a Hulot, non all’Ariacheta.

venerdì 12 giugno 2009

Tardivo resoconto della magnifica passeggiata dell'Ariacheta, 2 giugno

(Speravo lo facesse qualcun altro, magari uno dei partecipanti venuti da fuori. E invece silenzio, così alla fine gli amici dell’Ariacheta mi han detto che raccontare tocca ancora a me - pigliatevela con loro) l.v.

Ci siamo trovati all’eremo il giorno prima, da Paolo ed Elisa, per dare un’occhiata ai cartelloni e suddividerci le ultime cose da fare. Anche se pioveva a dirotto una squadra di uomini è andata a preparare il sentiero, a sfalciare con la fienaria, per evitare che i camminatori al mattino si infradiciassero già dai primi passi. Sono usciti sotto l’acqua, col cielo basso. Noialtri abbiamo guardato un’ultima volta le previsioni e messo sul blog un annuncio “previsioni buone, noi ci saremo”, quindi tutti a casa, a chiedersi: sarebbe venuto qualcuno? Con quel tempo da fine del mondo non ci si aspettava niente, restava il nostro impegno di esserci. Appuntamento alla partenza, alla Colla della Maestà, quota 1009, alle 8.30.
Salendo passo dal Cavallino: Marco e Paola, dietro il bancone del bar, hanno già indosso le magliette. Loro resteranno qui, devono servire, noi un caffè e via. Cielo coperto e aria fredda ma secca. Non ha piovuto tutta notte, e il risultato è che il terreno non è fradicio, anche se non è nemmeno asciutto. Sullo sterrato vedo i cartelli segnaletici che ha messo Gabriela, bel lavoro.
Alla partenza c’è già un drappello, stanno montando lo striscione del WWF, spiegando le bandiere di Mountain Wilderness. L’altro Marco, che non può ancora camminare con agio, attrezza un banchino con le magliette, gli adesivi, gli opuscoli informativi. Resterà tutto il giorno a ricevere i ritardatari. Alla spicciolata, ma arriva sempre più gente, ormai è fatta. Fa freddo, siamo attorno ai dieci gradi, quasi tutti hanno scarponi, maglione e giacca a vento. È montagna! Ma si capisce che il tempo regge e va a migliorare. Faccio le prime riprese, arrivano le associazioni, gli amici, alcuni sono noti, altri si presentano, altri ancora resteranno nomi sconosciuti per tutta la passeggiata. Tanto si vede, siamo tutti qui per protestare contro le pale, anche le famigliole coi bimbi.
Dal sentiero, suonando, arriva un gruppo di musicisti, sono della valle ma ci sono anche dei piemontesi – con la valle hanno un forte legame, fatto di residenza, di scambi musicali, gruppi di acquisto, appoggio alla val di Susa contro la TAV. Riconosco anche molti amici dell’Ariacheta presenti alle precedenti riunioni del comitato. Noi organizzatori andiamo un po’ in affanno: abbiamo deciso tutto, ma non ci siamo dati dei ruoli, ce ne accorgiamo ora. Per fortuna l’atmosfera è carica di positività, di voglia di esserci, quindi poiché manca la coordinazione ci si butta sull’improvvisazione.

Finalmente si parte, a suon di musica, Daniele si mette alla testa dei musicisti, seguono i camminatori. La prima pausa si fa in un punto dove sorgerà una pala, Maurizio e Paolo piantano un paletto con un cartello che illustra alcuni dettagli – sono più di dieci, ognuno su un aspetto specifico: finalmente le nostre informazioni, e non quelle dei costruttori - si dà inizio ai discorsi. Ora, l’ordine degli interventi sarebbe duro da ricostruire… vado a spanne, e diversi non li ho nemmeno sentiti. Paolo ringrazia tutti i presenti a nome del comitato, poi Antonella Marchini, del comitato Monte dei Cucchi porta il saluto di Oreste Rutigliano, di Ripa di Meana e del vertice del Comitato Nazionale per il Paesaggio. Parla quindi Mariarita Signorini, consigliera del CNP e di Italia Nostra, che ci ha dato un grande sostegno, e che porta il saluto di Valdo Spini.
Mentre riprendo in video guardo i volti della gente, cerco di capire chi sono, cosa li ha spinti qui. Siamo circa duecento. Gente che la natura la ama davvero, penso, che la frequenta anche con le nuvole nere: gli indecisi, quelli che con la natura hanno meno confidenza, sono rimasti a casa, spaventati dalla possibilità di una camminata sotto l’acqua. Mi stupisco di vedere un consistente numero di persone anziane, ma perché poi? E mi dice bene, è un segno di continuità, penso. Più avanti, nel bosco, prende la parola Nevio Agostini, funzionario responsabile dei servizi della conservazione naturale dell’adiacente (1 km) Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, denuncia i danni che l’impianto creerebbe al Parco e ai suoi abitanti. Dopo di lui parla Fausto Pardolesi; consigliere del Parco, è stato uno dei primissimi ad alzare la voce all’interno del Consiglio dell’ente, e ora indossa la nostra maglietta arancione, con il logo dell’ariacheta “eolico industriale? No grazie! Ariacheta!” e parla deciso, senza mezzi termini. Arriviamo alla spianata delle felci, intervengono anche Ivano Togni, e Guido Crudele anche loro consiglieri del Parco, il secondo è un illustre naturalista, mi sussurra un amico vicino, tra coloro che più si sono battuti per far nascere il Parco. Sono a pochi passi da lui e quando inizia a parlare lo vedo teso, spaesato. “Due volte Crudele mi sento oggi…” inizia, e nelle sue parole ascoltiamo tutto il dolore che prova. Ha uno sguardo incredulo e quasi sperduto, parla a frasi brevi e staccate, quasi non sa che dire. Si ferma, riparte: “Porca puttana!” dice, e si capisce che per lui non è un’esclamazione abituale, la ripete, vibrante, contro l’ottusità di chi approvando questo progetto vanifica il lavoro di trent’anni di conservazione naturale, di ricostituzione di biotipi. Dopo di lui parla Filippo, un amico esperto di boschi, e poi ancora (li dico tutti qua anche se continuiamo a camminare e muoverci) parlano Valentini, di Mountain Wilderness, Marco Paci, presidente del WWF per Forlì e Cesena, Paolo Silvestri, presidente di Pro Natura Forlì, parla Mariella Gavanini, rappresentante del WWF Toscana; ci sono anche Marina, del coordinamento noTav del Mugello, i rappresentanti e consiglieri del CAI di Forlì e Ravenna. Sicuramente avrò dimenticato qualcuno, e non me ne voglia… ma anche qualcuno che si aspettava è mancato, certo. Almeno il sindaco si è scusato, si è dato assente per precedenti impegni…

Parlando di assenze e presenze, un capitolo a parte meriterebbe l’incontro con gli elfi. Non li abbiamo chiamati: loro, molto shakespearianamente, erano già lì, ospiti alla Greta di Gimmi e Simona, per il CIR, il convegno periodico della loro rete di comunità. Li abbiamo incontrati a metà percorso, ci hanno accompagnati nel bosco, e hanno fatto in mezzo a noi uno dei loro “cerchi” cantando. Vestiti in maniera eccentrica, aghindatisi per noi con fiori nei capelli, simili a certe maschere dei nostri carnevali di un tempo, erano almeno una trentina. Per chi non ne avesse mai sentito parlare dirò due parole su di loro e sulla comunità di Gran Burrone, una comunità autogestita unica in Italia con molti legami e contatti anche internazionali. Ci sono da più di trent’anni, ignorati dal mondo “civile”. Anch’io so molto poco, che si tratta di uomini e donne che hanno occupato e riabitato una valle abbandonata dell’Appennino pistoiese, ora sono circa 200 persone, c’è chi va e chi viene, chi è rimasto fin dall’inizio. Insieme a comunità simili sparse in tutta Italia danno vita alla Rete italiana villaggi ecologici (RIVE), vivono cercando l’autosussistenza, la realizzazione spirituale, rifiutando senza compromessi la società del consumo. Si chiamano il popolo degli elfi, sorridono, alcuni di loro camminano scalzi…

Nel frattempo siamo arrivati alla faggeta sotto la vetta del Peschiena, un pianoro bellissimo ricoperto di faggi ormai adulti di 60 anni (si fa in fretta a dirlo: la guerra qui aveva bruciato quasi tutto, più grandi ne sono rimasti solo due o tre per ettaro). Qui ci si ferma e si comincia a ballare, si mangia, si ascoltano le parole dei tanti amici che ancora sono iscritti a parlare. È uscito un bel sole caldo, ma nel bosco continua a fare freddo, i raggi penetrano come lame di luce; i maglioni ce li toglieremo soltanto sulla via del ritorno. A un certo punto arriva anche Piero Romanelli, che ci racconta la sua terribile esperienza, il disagio concreto e devastante di avere giorno e notte il fragore di una pala a 450 m dietro le spalle. C’è anche Fabio Tinelli, fin dall’inizio, che scopro giovanissimo e sorridente, strattonato da due cani al guinzaglio, vorrei che parlasse anche lui, che raccontasse la sua esperienza di coordinatore del sito viadalvento, della difficoltà di organizzare e comunicare la protesta contro l’eolico industriale, malamente ignorata o avversata da tutti tutti tutti. Non ricordo come, perdo il filo…
Chi vuole raggiunge la cima del Peschiena, ancora una quindicina di minuti di salita, dove c’è l’anemometro di 50 metri, e da dove il panorama spazia lungo la dorsale fino al giogo di Villore, dove già c’è un altro anemometro che segnala il progetto del prossimo impianto e poi oltre, altre pale previste in sequenza, fino al Cimone.
Nel bosco non è mancato il brivido: a un certo punto mi dicono hanno trovato una bomba! Un ragazzino, giocando, in effetti, ha trovato una granata da mortaio, inesplosa. Già, la guerra - qui si è combattuto come forsennati, era pieno di partigiani e nazifascisti, proprio di qui passava la linea gotica.

Tra quelli che non sono venuti alcuni hanno detto, per scusarsi: già li conosciamo i boschi del crinale – non ho avuto la prontezza di dirgli ecco, allora vieni a salutarli, perché non li vedrai più, col tuo disiniteresse li mandi a morte. Perché in questa loro frase “già li conosco” riconosco il distacco e l’incapacità di essere mentalmente presenti. Vorrei dire loro che è lo stesso meccanismo di rimozione che alla morte dei genitori spinge molti figli a disinteressarsi della casa dei padri: per non guardare in faccia il dolore, per non affrontarlo la svendono, o la lasciano andare in malora, senza più nemmeno passarci, perché non saprebbero confrontarsi con la perdita di un bene tanto prezioso – né vogliono ammetterlo, e cercano invece rifugio in oggetti di consenso e consumo, la preziosità la cercano seguendo i consigli d’acquisto (un tempo si chiamavano persuasori occulti), in auto luccicanti o vestiti alla moda. Credono così di togliere di mezzo lo scomodo rapporto con la propria origine, senza voler vedere che è anche la propria sostanza - corrono a cercarne una nuova e illusoria in oggetti inutili e inefficaci come certi costosissimi orologi dai nomi complicati, quando invece, se volessero solo guardare le proprie mani, riuscirebbero a immaginare i propri avi intenti alla manutenzione del bosco, durata secoli e millenni, generazione dopo generazione, la sentirebbero impressa nella propria fisionomia, nel proprio gesto, nella parola e nel pensiero...
Altri amici più consapevoli, che non si sono fidati del tempo e non sono venuti, telefonano ed esprimono il loro rammarico. Promettiamo che la festa si rifarà, in estate – forse si rimarrà fino a sera, con le torce?

Per concludere: sicuramente noi organizzatori abbiamo fatto qualche errore, e ci scusiamo se qualcuno ha subito disagi – ma ad essere sinceri non ci è arrivata una singola lagnanza. Al momento di venire via dalla faggeta ormai deserta, Andrea con un ultimo sguardo ha abbracciato il bosco tutt’attorno, vuoto e tagliato dai raggi obliqui del sole, e con orgoglio ha detto: sfido chiunque a indovinare che qui hanno fatto festa duecento persone. Ci siamo guardati in giro per bene: non un mozzicone, non un pezzetto di plastica - solo il nastro bianco e rosso che indicava il punto dove la bomba dorme sdraiata.

Permettete ancora una considerazione personale. Tutti, mi sembra di aver capito, dobbiamo darci e dare un’altra e ancora un’altra occasione per camminare, sostare e riflettere. In gruppo ma anche e forse meglio da soli, sentirci in cammino, intenti a percorrere una silenziosa passeggiata nel bosco - sulla collina, lungo la costa - ciascuno dove costruiranno a lui le “sue” pale, e riflettere su distruzione e conservazione, sul proprio paesaggio interiore. Alzare gli occhi alla volta del bosco, come ha fatto Dimitris nell’ultima foto della sua galleria (www.acquacheta.org/ariacheta), per cercare di capire chi siamo, dove andiamo e come vogliamo farlo.

giovedì 4 giugno 2009

galleria fotografica della passeggiata dell'ariacheta

Cari amici dell'ariacheta.
Dimitris Sivyllis, il fotografo americano di Portico che
conoscete dalle nostre riunioni, ci ha fatto un regalo
fantastico, un intero sito web con 89 foto della passeggiata:
http://www.acquacheta.org/Ariacheta

altre foto ce le ha mandate Alessandro Mengozzi (selezionate e inserite come url, funziona!): http://picasaweb.google.com/lh/sredir?uname=alessandro.mengozzi&target=ALBUM&id=5343236242350862801&authkey=Gv1sRgCMnLp8qV1P_JDg&authkey=Gv1sRgCMnLp8qV1P_JDg&feat=ema

mercoledì 3 giugno 2009

Fatta la prima passeggiata dell'ariacheta

Cari amici dell'ariacheta,
la passeggiata di ieri è stata per noi davvero bella e ricca, anche se non eravamo tantissimi ma "solo" circa 200, un numero comunque molto siginificativo, come ci ha assicurato chi di questo genere di iniziative se ne intende. Sono state molte le adesioni davvero sentite e toccanti - ve le racconteremo - anche se moltissimi altri sono rimasti a casa a causa del tempo che minacciava pioggia. Stiamo preparando un resoconto più articolato, con foto e magari anche video. GRAZIE a tutti gli amici che hanno partecipato!

lunedì 1 giugno 2009

Ultim'ora: la passeggiata si farà!

Cari tutti:
le previsioni, per quanto ci sembri incredibile, per domani qui danno residua nuvolosità in mattinata e poi SOLE. Quindi noi ci saremo, e speriamo anche un po' di voi. Portate scarpe grosse e maglioni, l'aria di sicuro sarà fresca e il suolo umido.

(Certo potrebbe piovere, allora tutti gli assenti saranno giustificati - E nulla ci impedirà di ripeterla, e indire una seconda passeggiata dell'ariacheta tra due settimane.... o insomma si vedrà!)