il Comitato Ariacheta aderisce alla RETE della RESISTENZA sui CRINALI

martedì 20 dicembre 2011

Lettera ai Ministri sull'incentivazione all'eolico

(la riportiamo integralmente, perché è anche un importante aggiornamento sulla situazione e sui nuovi equilibri che si stanno delineando)




Alla cortese attenzione di:


Corrado Passera, Ministro dello Sviluppo economico, Infrastrutture e Trasporti;

Corrado Clini, Ministro dell’Ambiente, del Territorio e del Mare

Lorenzo Ornaghi, Ministro dei Beni Culturali

Mario Catania, Ministro dell’Agricoltura

Piero Gnudi, Ministro degli Affari regionali e del Turismo

Fabrizio Barca, Ministro della Coesione territoriale Vittorio Grilli, Viceministro dell’Economia e delle Finanze




Roma 16 dicembre 2011

Signori Ministri,


Scriviamo in previsione degli attesi provvedimenti di attuazione del dlgs 28 - 2011, in particolare di quello che riguarderà gli incentivi per gli impianti eolici. Anche se condividiamo la sostanza della riforma che sostituisce i certificati verdi con le aste al ribasso per gli impianti di potenza superiore ai 5 MW e la ridefinizione degli incentivi negli altri casi, restiamo preoccupati per il proliferare di giganteschi impianti eolici nei luoghi più belli e integri d’Italia e temiamo che i tempi e le scelte adottate possano essere inadeguati all’urgenza e alla gravità della situazione. Noi crediamo che, nell’attuale congiuntura economica, la modifica del sistema incentivante debba obbligatoriamente tener conto di alcuni fattori:


- Anche se non riguardano la materia fiscale, gli incentivi alle fonti rinnovabili sono a carico dei contribuenti italiani e delle imprese nazionali nella loro veste di consumatori-utenti: è opportuno dunque che rispondano a criteri di equità e congruità.

- nel caso dell’eolico e del fotovoltaico gli incentivi, rappresentano un enorme fiume di danaro proveniente dai contribuenti italiani, che prende la via dei paesi produttori e delle multinazionali".


- l’eccesso d’incentivi a queste due fonti ha penalizzato, nei fatti, la promozione di altre fonti, come quelle termiche, a prevalente tecnologia e produzione italiana e sottraggono necessari finanziamenti alla ricerca scientifica sulle rinnovabili per arrivare alla microgenerazione a vantaggio delle popolazioni e non alle grandi centrali che mantengono un regime di oligopolio.


- l’incentivazione agli impianti eolici in Italia è stata fino a oggi la più alta del mondo. Solo per questa ragione è stato conveniente impiantare oltre 5000 torri per una potenza complessiva di 6.000 MW, non certo per la loro produttività. Infatti, la ventosità in Italia si attesta in media sulle 1500 ore/anno ben al di sotto delle 2000 ore/anno ritenute utili per una produzione competitiva. Vi è quindi il rischio palese d’innumerevoli impianti già autorizzati o con pareri ambientali emessi (per quanto opinabili) che rischiano di essere realizzati per ulteriori, quanto ben poco utili, 6000 MW.


- La cronaca giudiziaria ha evidenziato inchieste per speculazioni e malaffare relative a impianti eolici su tutto il territorio nazionale e in particolare nel mezzogiorno. Le Regioni, cui spettava la facoltà d’intervenire con misure urbanistico-territoriali dopo le tardive Linee Guida nazionali in materia, del settembre 2010, sostanzialmente non hanno adottato misure importanti su questo piano, mentre la mole oceanica di progetti già presentati rivendica diritti acquisiti in ordine a qualsivoglia, eventuale approccio in tal senso.


- La speculazione avviene anche a spese del patrimonio culturale collettivo del paesaggio italiano, proprio nei siti dove esso è giunto integro fino ai nostri giorni: sui crinali appenninici, sulle colline, nei luoghi isolati di grande valore naturalistico, dove transitano gli uccelli migratori o si riproducono le specie faunistiche ormai rarissime.


- In molti casi, gli impianti eolici danneggiano pesantemente un altro tipo di green-economy come quella agrituristica o della valorizzazione culturale dei territori che si basa, invece, sulla conservazione e tutela della natura e del paesaggio italico, beni primari che, ci permettiamo di far notare, non potranno mai essere delocalizzati altrove, parte imprescindibile di un auspicabile rilancio della nostra economia, nella misura in cui sarà salvaguardato ciò che ne rimane.



Il Presidente della Repubblica ha esplicitamente parlato, appena pochi giorni fa, di "momento di straordinaria difficoltà" e ha affermato che "siamo arrivati giusto in tempo per evitare sviluppi in senso catastrofico della situazione". Noi sappiamo che il Governo spagnolo, di recente, dovendo affrontare l’analoga emergenza finanziaria, ha rinunciato agli eccessi di prodigalità del proprio sistema incentivante dell’energie rinnovabili con effetti retroattivi, validi cioè anche per gli impianti già in attività. La situazione dei costi di tale sistema in Italia è attualmente ancora più grave di quella spagnola di allora: le ultime stime di fonte AEEG prevedono un esborso annuo, a regime nel 2020, tra i 10 e i 12 miliardi di euro. Considerando anche gli altri oneri da sostenere (in particolare l'adeguamento della rete di distribuzione e la necessità di mantenere gli impianti tradizionali in funzione di back-up degli impianti di produzione non programmabile), stiamo parlando di una cifra abnorme, a carico degli utenti e a vantaggio di una cerchia ristretta di soggetti e società, proprio mentre attraversiamo una crisi economico-finanziaria drammatica.


Se consideriamo l’obiettivo per cui gli incentivi sono stati introdotti, ovvero l’obbligo comunitario del 20/20/20, occorre prendere atto che l'installazione di impianti fotovoltaici ed eolici nel triennio 2009- 2011 procede a un ritmo ben superiore a quello previsto dal Piano di Azione Nazionale per le Energie Rinnovabili ovvero 12.000 MW di eolico e 8.000 MW di fotovoltaico installati al 2020.


La decisione, assunta quest'anno dal Governo, di aumentare a ben 23.000 MW, entro il 2016 (quindi con 4 anni di anticipo sulle scadenze del 2020), la potenza installata fotovoltaica (con impianti che noi vorremmo vedere collocati esclusivamente nelle aree industriali e sopra ai tetti degli edifici recenti e non su suolo agricolo o in zone di pregio) dovrebbe ragionevolmente compensare la necessità d’installare altri impianti eolici di vertiginosa altezza, che rappresentano la nostra massima preoccupazione dal punto di vista ambientale, paesaggistico e culturale. Gli impianti eolici hanno già causato danni irreparabili in molte zone del mezzogiorno e delle isole e adesso minacciano anche le zone naturalisticamente pregiate del centro-nord.


Tranne sparute eccezioni, per anni la politica si è sottratta a un’oggettiva valutazione di questa sconcertante situazione. Ora confidiamo in questo Governo e nella competenza del Ministro dell'Ambiente Corrado Clini, che ha affermato di recente: "Dobbiamo affrontare la tematica ... tenendo conto che da un lato bisogna assicurare la massima utilizzazione di queste fonti e dall'altra il rispetto degli usi bilanciati del territorio." e "... nel nostro Paese abbiamo sicuramente problemi sull'eolico perché bisogna anche paragonare il valore economico e ambientale della generazione dell'elettricità da eolico con quello della protezione del paesaggio, prezioso per la nostra economia. Qui dobbiamo essere molto cauti e considerare, anche in questo caso, la possibilità di evoluzioni tecnologiche di energia eolica con minor impatto sul paesaggio."


Sono affermazioni che condividiamo e di cui vorremmo vedere attuato il senso nell'atteso provvedimento. Ribadiamo che non siamo contrari all’energie rinnovabili, né vogliamo penalizzarne l'uso ragionevole; ma ci opponiamo alle devastazioni che spesso le centrali producono sul paesaggio, "bene comune "che rinnovabile non è; In particolare riteniamo necessario che:


- Si attui, preventivamente, un censimento degli impianti già installati e di quelli già autorizzati su tutto il territorio nazionale.


- Nel frattempo si proceda a una moratoria, così come sollecitato anche dal Tavolo della domanda di Confindustria nella lettera al Ministero dello Sviluppo Economico dello scorso ottobre, nella quale si parlava, senza mezzi termini, di "rischi di collasso" per il sistema elettrico e della necessità di evitare "una grave debacle per il sistema elettrico ed il sistema industriale italiano".


- Sia ridotta la soglia degli certificati verdi emessi annualmente, in base a quanto previsto dall’art.148 della Legge finanziaria 2008 che prevede che "il valore di riferimento (fissato da quell’anno a 180 euro al MWh) e i coefficienti.... possono essere aggiornati, ogni tre anni, con Decreto del Ministro dello Sviluppo Economico..."


- L’installazione di potenziale fotovoltaico eccedente il valore obiettivo proposto all'Unione (8.000 MW, mentre siamo già a quasi 12.000 MW in esercizio) vada a detrazione della quota prevista dal PAN per l'eolico.


- Le quote di potenziale eolico da installare annualmente tramite il sistema delle aste al ribasso venga definito dal Governo nazionale, e non delegato alle Amministrazioni periferiche, più facilmente condizionabili dagli enormi interessi in gioco. In ogni caso ribadiamo l’assoluta opportunità e legittimità di tagliare gli incentivi a questa tecnologia, allocabile in aree sempre meno ventose, in ragione del nuovo apporto energetico da fotovoltaico.

Altresì, il sistema per gli impianti inferiori a 5 MW deve essere ulteriormente reso garantista poiché tale potenza è di per sé non trascurabile quando si parla d’impianti da fonte rinnovabile. Ne sia un esempio la drammatica deregolamentazione degli impianti eolici e fotovoltaici da 1MW che imperversano in Puglia e Basilicata.


- Per analoghi motivi, la definizione delle quote regionali di burden sharing prevedano anche delle quote massime per regione, oltre le quali gli incentivi pubblici non dovrebbero essere più assegnati.


- Si affronti il tema della decarbonizzazione del nostro sistema Paese,

partendo da un approccio multidisciplinare, scevro da ideologie preconcette, concertato e soprattutto basato sul maggior valore aggiunto in termini di risultato nella lotta ai gas serra.



Altura

Amici della terra

Comitato nazionale del Paesaggio

Comitato per la Bellezza

Italia Nostra

LIPU

Mountain Wilderness

Movimento Azzurro

Terra Celeste

VAS (Verdi Ambiente e Società)


Elenco comitati ed associazioni territoriali che sottoscrivono il documento:


Comitato Nazionale contro Fotovoltaico ed Eolico nelle Aree Verdi.


Appennino Tosco emiliano-romagnolo e aree limitrofe:

Associazione Ornitologi dell'Emilia Romagna (ASOER)

Comitato Ariacheta (San Godenzo FI)

Comitato Alta valle del Sillaro (BO)

Comitato Monte Faggiola (Firenzuola FI)

Comitato interregionale salvaguardia Appennino tosco-emiliano-ligure (CISATEL)

Comitato Prato Barbieri (Bettola PC)

Comitato Tutela Paesaggio di Piacenza Comitato di Sparvo (Castiglione dei Pepoli BO)

Comitato per il territorio delle Quattro Province (PC, AL, GE, PV)

Comitato Difendiamo la Garfagnana (Casola MS - Minucciano LU)

Comitato Salviamo Biancarda e Poggio Tre Vescovi (Verghereto FC, Casteldelci RN, Badia Tedalda AR)

Comitato in difesa del paesaggio di Camugnano (BO)

Comitato Monte dei Cucchi - La Faggeta (San Benedetto val di Sambro BO)

Comitato Bruscoli - La Faggeta (Firenzuola FI)

Comitato La luna sul monte (Pontremoli MS)

Comitato per la valorizzazione e lo sviluppo sostenibile dell'Appennino pistoiese

Comitato Passo delle Pianazze - Case Ini (Farini PC - Bardi PR)


Maremma

Comitato GEO - Ambiente & Territorio Monterotondo Marittimo

Comitato contro il Mega progetto Poggio Malconsiglio (Riparbella Pisa)


Alpi liguri:

Comitato Pro M. Armetta, M. Dubasso (Alto CN) Comitato popolare Sciancui (Ormea CN) Comitato Mindino Libero (Garessio CN) Associazione Cuneobirding


Marche:

Comitato No Megaeolico (PU) Comitato per la difesa del monte Mezzano (Sassoferrato AN)

Associazione Sibilla Appenninica


Molise:

Comitato pro-tempore La rete contro l'eolico selvaggio e i rifiuti del Molise (136 comitati e associazioni molisane)


Tuscia:

Rete di Salvaguardia del Territorio

Associazione Alleanza per l'Ambiente - Terra e Natura


Basilicata:

Organizzazione lucana ambientalista (OLA)

Comitato Ambiente Paesaggio Sicurezza e Salute (Lavello PZ)

Città plurale Matera

giovedì 24 novembre 2011

Comunicato dei Comitati Monte Faggiola e Ariacheta


I comitati Monte Faggiola e Ariacheta, formati da cittadini dei comuni di Firenzuola e San Godenzo, per contrastare la proliferazione incontrollata degli impianti eolici industriali sui crinali appenninici

 

esprimono il proprio pieno apprezzamento per l'operato della Regione Toscana

e denunciano le pubbliche  menzogne di Baronti, presidente di Legambiente Toscana

 

dopo avere appreso che nel corso alla trasmissione "Girotondo", andata in onda su TELEIRIDE il 27 ottobre (e tuttora visibile all'indirizzo internet www.teleiride.tv/video/girotondo-271011) il sindaco di Firenzuola Claudio Scarpelli e Piero Baronti, presidente di Legambiente Toscana, hanno aspramente e sprezzantemente criticato l'operato dei tecnici della Regione in merito alla Valutazione di Impatto Ambientale che ha espresso parere NEGATIVO sui mastodontici progetti proposti dalla società privata EDVT sui territori dei comuni di Firenzuola e San Godenzo.

Nel fervore di propagandare l'innocuità dei progetti da lui sostenuti, Baronti non ci ha risparmiato affermazioni false (per chi volesse verificare, al minuto 45.45" della trasmissione in questione): ha negato che l'impianto eolico industriale di San Godenzo sia sottoposto a vincoli, mentre viene di fatto proposto all'interno del sito di interesse comunitario "SIC Muraglione Acquacheta", facente inoltre parte della Rete Natura 2000 e qualificato dagli strumenti urbanistici comunali e dalla Regione come un'area di transito della fauna migratoria, adiacente al Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi; incomberebbe altresì sulla valle dell'Acquacheta, il cui immenso valore paesaggistico è riconosciuto anche dal Comune.

 

I comitati ritengono pertanto doveroso informare ed allarmare la popolazione su questa campagna denigratoria condotta verso le istituzioni, confermando la propria piena fiducia nell'operato dei funzionari, del loro staff e del loro Ufficio tutto, nel cui operato riconoscono e apprezzano imparzialità, competenza, rispetto della normativa vigente di tutela.

Tanto più meritevoli risultano tali valutazioni per la limpidezza e trasparenza delle motivazioni, a contrasto con le fumose argomentazioni dei loro detrattori. In tali argomentazioni denunciamo allarmati l'espressione di forti pressioni di carattere politico e finanziario che tutti facilmente possiamo immaginare accumularsi nei meandri dei palazzi.

 

Cogliamo inoltre l'occasione per esprimere sentito ringraziamento da parte del territorio e di chi lo abita e vive anche alle numerose Associazioni Ambientaliste che ci hanno appoggiato in questi anni di lotta, piccoli Davide contro feroci Golia (dove la speculazione eolica può portare si è visto nel meridione), e in particolare:

 

- Italia Nostra tutta e in particolare Mariarita Signorini, sempre e ovunque presente

- WWF sezione regionale dell'Emilia Romagna e delle province romagnole

- Legambiente, ovvero tutte quelle sezioni locali che si sono con fermezza opposte  all'inaccettabile alleanza pro-eolico industriale stipulata dei vertici

- Rete per la Resistenza sui Crinali, animata da Alberto Cuppini e Andrea Benati

- Mountain Wilderness, rete nazionale e locale

Associazione Italiana per la Wilderness 

- Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi e dei Monti Falterona e Campigna

- Pro Natura, Toscana ed Emilia Romagna

- CAI, sezioni locali e direzione nazionale

- Asoer, Associazione degli ornitologi dell'Emilia Romagna

- Lipu, Lega per la protezione degli uccelli

- Coldiretti, Mugello e nazionale

- CNP, Comitato Nazionale per il Paesaggio

- Altura, Associazione Nazionale per la Tutela dei Rapaci

 

... per non dimenticare infine le associazioni minori e tutti i singoli cittadini del Mugello e della Romagna che hanno inteso il rischio cui è sottoposto il nostro territorio e la nostra salute, e che in questi anni hanno sostenuto le nostre iniziative...

 

Comitato Monte Faggiola (Firenzuola)

Comitato Ariacheta (San Godenzo)  

venerdì 4 novembre 2011

Confindustria nella sua lettera al Governo del 13 ottobre scorso:

"Il sistema elettrico italiano rischia il collasso sotto il peso di una disordinata ed incontrollata esplosione delle fonti rinnovabili, principalmente fotovoltaico ed eolico."

"Terna ha evidenziato ... come la dimensione raggiunta dal parco rinnovabile italiano abbia già portato il paese alla soglia del black out nazionale, quale quello occorso nel 2003."

"Evitare quella che ora ha tutta l'aria di una grave debacle per il sistema elettrico ed il sistema industriale italiano."

"Si dia corso ad una moratoria, per lo meno per i grandi impianti..."

Abbiamo scelto poche frasi, ma significative, ci sembra.

giovedì 25 agosto 2011

TAR, EU e IMPIANTI EOLICI


ANSA, 21-7-11: "Le norme comunitarie consentono di vietare gli impianti eolici nei siti protetti che fanno parte della rete ecologica ''natura 2000''. E' quanto sottolinea oggi la Corte europea di giustizia del Lussemburgo in una sentenza relativa alla causa che vede opposta la Regione Puglia all' azienda agro-zootecnica Franchini e alla Eolica Altamura. L'Eolica Altamura aveva acquisito i diritti per realizzare un parco eolico sui terreni dell'Azienda zootecnica Franchini, ma l'area rientrava nel parco nazionale dell'Alta Murgia, area protetta e classificata come sito d'importanza comunitaria e zona di protezione speciale. Per questo la Regione aveva respinto le richieste di nulla osta. A quel punto le societa' avevano fatto ricorso al Tar chiedendo l'annullamento del regolamento che riteneva le zone non idonee. Il tribunale amministrativo regionale, a sua volta, aveva chiesto l'intervento dei giudici Ue. La Corte ha stabilito che le direttive sulle fonti rinnovabili e sulla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, nonche' le direttive habitat e uccelli selvatici ''consentono allo Stato membro di vietare l'installazione di impianti eolici a finalita' commerciale in un sito di Natura 2000 senza valutazione preliminare dell'impatto ambientale sul sito specifico, purche' siano rispettati i principi di non discriminazione e proporzionalita'''. Spetta al Tar, precisano i giudici, tener conto delle specificita' degli impianti eolici, relative in particolare ai pericoli che questi ultimi possono rappresentare per gli uccelli. Il Tar, spiega ancora la Corte, dovra' quindi verificare la proporzionalita' della misura nazionale, tenendo conto del fatto che questa si limita ai soli aerogeneratori e si applica esclusivamente agli impianti eolici a fini commerciali".

mercoledì 27 luglio 2011

Nasce il Comitato Nazionale contro fotovoltaico ed eolico nelle aree verdi

Riceviamo e pubblichiamo, sperando che questa ennesima iniziativa arricchisca e aiuti la causa comune.

Auguri da Ariacheta!





Come prima iniziativa pubblica del Comitato Nazionale: si è levato un appello forte ed apartitico al Governo e a tutto il Parlamento,
perché facciano rispettare la nostra Costituzione ed i diritti dei cittadini frodati, ingannati e danneggiati da questa maxi-speculazione della Green Economy Industriale in atto,

Perché si abroghino d’urgenza gli immorali ed esosissimi incentivi pagati da tutti i cittadini a queste implementazioni industriali per la vendita delle energie rinnovabili, che come tali, per il loro elevatissimo impatto ambientale, non sono più energie “pulite” !!!

Perché sia imposta una moratoria urgente per tutte le miriadi di impianti eolici e fotovoltaici industriali in progetto nel paesaggio del Bel Paese, l’ Italia, e che comporterebbero se realizzati la cancellazione totale di tutto ciò che significa “Italia” nel mondo, nonché gravi problemi di disagio e mobilitazione sociale a difesa del vitale spazio vitale e del territorio!

Fatta l’Italia, fatti gli italiani, dopo 150° anni di speculazioni crescenti, ed impennatesi esponenzialmente oggi nella grave aberrante iper-speculazione della mala della Green Economy Industriale, ora abbiamo bisogno di rifare il paesaggio identitario, rurale, storico e naturale, d’Italia, e di farlo risorgere e restaurarlo a 360°!



Il gruppo, dall’eloquentissimo nome “Comitato Nazionale contro fotovoltaico ed eolico nelle aree verdi”, nato su facebook, ma già attivo anche nella realtà delle relazioni umane e sul territorio, ha ormai raggiunto e ampiamente superato la simbolica soglia “dei 1000” iscritti, nonostante si sia costituito solo da pochissimi giorni!
Vi è un malumore dilagante, enorme, in tutta la Nazione, da un capo all’altro della penisola e sulle sue isole, che sta trovando così sfogo e forme di coordinamento ed organizzazione, attraverso il canale iniziale del social network di internet facebook, per reagire contro la mala della Green Economy Industriale, che tiene quasi del tutto in mano l’informazione di molte tv nazionali, e ha creato una macchina di controllo mediatico fittissima, atta a non dare voce, e a gettare fango su chi sta cercando di fare emergere tutta la Verità relativa al sistema di fondamentalismo fanatico interessato falso-verde, neo-industrialista, mistificatorio, e iper-speculativo, cresciuto sul tema, strumentalizzato oltre ogni immaginazione, dei cambiamenti climatici causati dall’uomo.
Una macchina impressionante della menzogna che ha trasformato immoralmente le energie rinnovabili, che con forme virtuose di utilizzo dovevano negli intenti iniziali, salvare il nostro Pianeta, nel più grande e devastante per lo stesso Pianeta, business fraudolento di inizio millennio!
La gravità di quanto avvenuto, se da un lato distrugge l’ambiente ed il paesaggio in ogni dove ed in ogni direzione con impianti di dimensioni mastodontiche a fini puramente economici, dall’altro sta erodendo democrazia e libertà, oltre che calpestando diritti fondamentali dei cittadini.
Il gruppo pertanto indirettamente persegue anche l’obiettivo, altra faccia della stessa medaglia della protezione del paesaggio, di salvare anche la stessa “filosofia buona di fondo” delle energie rinnovabili, da queste aberrazioni mostruose industriali ed oligopolistiche che le stanno snaturando profondamente, e rubando di fatto ai cittadini medesimi!

La forza del vasto crescente gruppo sta anche nella sua costitutiva apartiticità ed al contempo apertura a tutti senza distinzioni alcune a tutti coloro che stanno percependo in tempo tutta la gravità della catastrofe falso-verde in corso!

Anche da diverse associazioni nazionali, ormai nella sostanza del tutto pseudo-ambientaliste, scivolate nella macchina speculativa della Green Economy, numerosi sono coloro che stanno prendendo le distante dai loro direttivi degenerati, e stanno sostenendo queste nuove realtà organizzative espressione della necessità di reagire e di salvare la vera “ecologia”, dall’ ecologia malata e strumentalizzata che oggi l’ Italia subisce come un flagello!

Il Gruppo è totalmente aperto a chiunque sia contrario e sensibile alla devastazione del paesaggio da impianti industriali fotovoltaici ed eolico sulle aree verdi.

In quasi tutto il territorio nazionale è in scandaloso corso una installazione selvaggia di impianti industriali fotovoltaici a terra in zone agricole e naturali e sui laghi, e di eolico, con torri di media e mega altezza (fin anche oltre 100 m ,e anche 150 m), tanto in mare quanto sulla terraferma, spesso anche senza alcuna informazione del cittadino. Viene calpestata il più delle volte ogni buona norma per la distanza degli impianti da abitazioni e presenze umane. Chi ne viene danneggiato, case sparse ed agriturismi, non è giusto che debba subire i danni materiali da deprezzamento dell’immobile oltre le spese per difendere i propri beni da tali scempi, e danni morali e psico-somatici da impatto ambientale (acustici, visivi, elettromagnetici) per 20 anni fino a dismissione dell’impianto. Inoltre essendo autorizzazioni “rinnovabili” è probabile che avendo già una predisposizione possano rimanere per sempre operanti in loco. Quindi dobbiamo batterci sia per noi stessi che per le bellezze naturali d’Italia, prima vanto e attrazione turistica, ora deturpate da questi mostri che dovrebbero produrre energie “pulite” alternative e non distruttive del territorio, che pertanto pulite non sono. Siamo favorevoli alle energie alternative, ma sui tetti e tettoie di tutti gli edifici recenti, per l’autoconsumo, sopra i capannoni industriali, nei parcheggi, autostrade ecc., purché si eviti di sottrarre i terreni all’agricoltura e ai paesaggi ricchi di verde della nostra nazione.

Siamo stati tutti in prima linea nella lotta contro la “Pazzia del Nucleare”, e lo abbiamo fatto perché credevamo e crediamo davvero nella possibilità di produrre energia pulita per rispettare ambiente e paesaggio insieme, attraverso il fotovoltaico ubicato sui tantissimi tetti inutilizzati degli edifici recenti, ed è per questo che affermiamo che sarebbe un crimine continuare ad appioppare il falso nome di “energie pulite” al mega e medio eolico e al fotovoltaico nei campi e sui laghi con cui si vuole oggi distruggere la nostra nazione, l’Italia, il giardino bello del Mediterraneo con la cornice del suo incantevole mare, la più bella nazione del mondo culla di cultura e vita, da millenni!

I principi fondanti delle richieste di questo gruppo: sono sintetizzati nel nome del gruppo stesso "Comitato Nazionale contro fotovoltaico ed eolico nelle aree verdi", e, alla luce dell'attuale tecnologia eolica falcidia uccelli e paesaggio, si aggiunga "e nel mare";
Pertanto:
-) Sì solo al fotovoltaico sui tetti di tutti gli edifici recenti – e sottolineiamo “recenti” per evitare di dare lo spiraglio ad altri disastri della Nazione da iper-sfavorire, dei suoi centri, palazzi e luoghi storici;
-) No al mega e medio eolico ovunque per il suo danno paesaggistico di portata chilometrica.
Il principio forte e nuovo, e più onnicomprensivo, che viene lanciato da questo comitato, è la “DECEMENTIFICAZIONE”, che noi chiediamo per la nostra Nazione, la sua bonifica dal cemento, di cui questa mala della Green Economy Industriale è figlia (vedi basamenti di cemento di torri eoliche e pannelli nei campi), e quindi la sua rinaturalizzazione, in cui crediamo, e che vogliamo e che sappiamo, in coscienza e scienza, essere davvero fattore strategico per la nostra vita e crescita culturale umana ed economica!
Di fronte alla noncuranza con cui taluni difendono il fotovoltaico industriale a terra, sebbene quasi tutti, sono persone più o meno direttamente collegate al nero business sottostante, ci chiediamo retoricamente “quanti hanno un’idea di come viene prodotto il cibo che tutti noi consumiamo”!?
Solarizziamo pertanto tutti tetti gli sconfinati tetti degli edifici recenti, e solo dopo averlo fatto valutiamo cosa serve ancora all' Italia davvero, e vediamo un po' intorno a noi, solo allora, cosa offrono i vari “pifferai magici” per poi decidere con saggezza; la stessa saggezza di chi dirà si oggi solo al fotovoltaico sui tetti per salvare campi, mare e cielo, vita, bellezza paesaggio!
Sui tetti delle brutture della modernità del cemento i pannelli fotovoltaici non possano peggiorare in alcun modo tali orrori, al più su questi edifici recenti i pannelli possono dare un tocco di estetica! Tutt'altro il discorso per edifici storici e centri storici dove ai normali pannelli occorre sostituire e pensare, se proprio anche lì dei privati vogliano ubicarvi impiantini solari, a soluzioni iper-integrate, innovative e di zero impatto estetico!
Alcune associazioni falso-ambientaliste stanno tentando di favorire soluzioni miste tra fotovoltaico ed agricoltura, con serre fotovoltaiche, panelli sospesi ecc. che comunque sottraggono la risorsa “Sole”, al mondo vegetale e pertanto di dubbia efficacia e di conclamata dannosità paesaggistica, pur di favorire ancora la fotovoltaicizzazione ed iperelettrificazione speculativa dei campi, sulla cui nocività per innumerevoli fattori (dall’ uso dei diserbanti, ai campi elettromagnetiche, ai componenti nocivi dei pannelli, come per il Tellururo di Cadmio, l’Arseniuro di Gallio, ecc.) oggi colpevolmente da parte delle autorità pubbliche preposte (Asl, ARPA, ecc.) ancora non si indaga adeguatamente, con il grave rischio di avere tra qualche anno un’emergenza del tipo di quella “amianto” causata da una eccessiva superficialità iniziale!
Le stesse associazioni, mere scatole svuotate degli originari valori statutari ecologisti, si dicono, strumentalmente, “favorevoli all’ubicazione dei pannelli fotovoltaici in zone agricole”, che essi definiscono “degradate”! “Degradate” !? Ma non si deve assolutamente introdurre in queste logiche il concetto stesso di zone degradate!!! Sarebbe iper-sbagliato! Nelle cave, ad esempio, si facciano laghi, si piantino piante, si coltivi! Nelle aree degradate agricole, inquinate, cementificate, le si de-cementifichi, le si bonifichi dagli inquinanti e le si ri-naturalizzi! Le si rimboschisca, se si ha davvero a cuore i clima del globo, e soprattutto il microclima e la biodiversità! Le si facciano tornare campi e pascoli fertili e produttivi!
Le aree degradare dall'uomo ad hoc esistono già e si chiamano "zone industriali" preesistenti, e tante con tanti lotti inutilizzati ancora, o dismessi, e son pure già urbanisticamente infrastrutturate ad hoc per la sicurezza, e programmate non certo per viverci!
I pannelli fotovoltaici vadano su tetti di tutti gli edifici recenti, migliaia di ettari inutilizzati e biologicamente morti, di nullo valore estetico! Solo dopo averli occupati ci metteremo a tavolino e decideremo cosa altro ci serve in termini energetici! E faremo eventualmente altre concessioni, come sistema Italia, ma intanto anche la tecnologia delle rinnovabili sarà avanzata, più efficiente e di minore impatto, rispetto a quella attuale di eolico e fotovoltaico, tecnologicamente disponibile sul mercato, e che siamo costretti ad affrontare!
Il concetto di area degradata pro-fotovoltaico è pericoloso, pericolosissimo, si presta a mille invenzioni diaboliche da parte delle male lobbies di speculatori politico-imprenditoriali, scoraggia ogni futuro intervento di restauro paesaggistico, di cura del paesaggio che deve partire proprio dalle aree degradate e che deve essere il contributo che da noi tutti più deve giungere alla cultura amministrativa italiana, dove deve divenire pratica prioritaria!
Ed inoltre in un circolo vizioso, tale concetto porta a degradare strumentalmente aree oggi non tali, al fine di favorirvi la speculazione, quasi fisiologicamente “mafiosa”, della Green Economy Industriale, fisiologicamente tale poiché fondata non sui doni della terra o del sole e del vento, ma sui nostri incentivi pubblici, e poiché depreda noi tutti non solo dei nostri denari, ma anche del nostro vitale habitat e del nostro paesaggio, il libro aperto al cielo della nostra storia ed identità, la scenografia della piacevolezza della nostra esistenza! Paesaggio che questa estesa mala distrugge incostituzionalmente ed immoralmente come nulla mai sin ad oggi nella storia umana, con rapidità ed estensità inaudite!
Si deduce oggi dalle ultime normative che: sono utilizzabili terreni da almeno 5 anni non coltivati per l’ubicazione dei pannelli nei campi per impianti industriali, cioè volti alla vendita dell’ energia”! Ma che significa?! Sono follie! Si vuole far passare per degradati terreni non coltivati da 5 anni almeno? Ma son proprio quelli i terreni più naturalmente fertili!! Ma si è smarrito ogni rapporto con la natura, con la scienza millenaria dell’agricoltura: sono i terreni a riposo, quelli più arricchiti di humus, quelli a più alto potenziale di fertilità! Si è dimenticato, nella pazzia speculativa dell’industrializzazione chimica dell’agricoltura che fa oggi massiccio uso di abbondanti, e anche nocivi, fertilizzanti chimici, concetti come il “riposo dei terreni”, le “rotazioni delle colture”, il “maggese”! I terreni "degradati" non esistono! E se esistono non devono esistere più!
Tutta la degenerazione del tessuto socio-politico ambientalista italiano si evince nella delittuosa scomparsa di qualsiasi politica di rimboschimento, e di riforestazione vera, estesa, partecipata e razionale dell’Italia, che dovrebbe essere la priorità di ogni impegno in favore del clima e del microclima e non solo, del suolo, della salubrità dell’ambiente, della biodiversità, del paesaggio e dell’economia silvo-agro-pastorale. Invece si concedono finanziamenti pubblici fortissimi per una speculazione, quella industrializzante del fotovoltaico a terra che desertifica artificialmente vetrificando migliaia di ettari ed ettari di territorio, depauperandone l’ humus vitale, cancellandone la biodiversità, ed estirpandone ogni cultura, anche persino della vite e dell’ olivo, delle blasfemie, in nome di politiche di facciata contro i cosiddetti “surriscaldamenti climatici” ed il conseguente rischio di naturale desertificazione cui ampie zone dell’ Italia e del Mediterraneo sono sottoposte, come dichiarato dall’ Organizzazione delle Nazioni Unite-ONU (si pensi solo ad esempio alla Puglia). Siamo al paradosso più totale ed umanamente intollerabile! Ed è questa una denuncia forte che il comitato lancia affinché il mondo politico-amministrativo italiano ripercorra con decisone la strada dei rimboschimenti, come stanno facendo numerosi paesi europei e del mondo, dall’ Inghilterra alla Cina, abbandonando la mala strada innaturale e esecrabile della industrializzazione all’energia delle campagne!

Urge una rievangelizzazione alla cultura dell’ elementarità della natura della nostra società e di tutta la nostra presente e futura classe dirigente! Quella odierna, di destra sinistra e centro, ha fallito non solo davanti al popolo italiano, davanti alla costituzione che calpesta! Ha fallito il suo ruolo storico davanti alla Natura, e questo è gravissimo! Anche questa è una missione culturale, tra le missioni politiche-ambientaliste fondanti! Un impegno per la vita e per la bellezza della nostra sacra nazione Italia!
Da tutta Italia, come prima iniziativa del comitato, di fatto spontaneamente costituitosi intorno a questo gravissima deriva della nostra democrazia che la Green Economy Industriale odierna fortemente rappresenta, con il grave logorarsi conseguente ed il venir meno anche delle più elementari garanzie e del rispetto dei diritti dei cittadini e dei principi sanciti dalla Costituzione italiana, Si leva un appello forte al Governo e al Parlamento tutto perché intervengano facendo rispettare la nostra Costituzione ed i diritti dei cittadini frodati, ingannati e danneggiati da questa maxi-speculazione della Green Economy Industriale in atto, ed un appello ogni uomo politico italiano, di qualsiasi schieramento, perché si abroghino d’urgenza gli immorali ed esosissimi incentivi pagati da tutti i cittadini a queste implementazioni industriali per la vendita delle energie rinnovabili, che come tali, per il loro elevatissimo impatto ambientale, non sono più energie “pulite” !!!

Chiediamo il taglio in maniera retroattiva di tutti gli incentivi pubblici per tutti gli impianti eolici e fotovoltaici già realizzati, di qualsiasi potenza, industriali, cioè destinati alla produzione di energia prioritariamente per la vendita e non per l’autoconsumo, e l’azzeramento del meccanismo mistificatorio e falso-ecologista dei “certificati verdi”, ma una tassazione permanente per tutti questi impianti per il danno immane che arrecano al Paese e alla qualità della vita dei cittadini, ovunque in rivolta contro questi orrori industriali ubicati sulle campagne, in mare e persino sui laghi! Una “tassa sul brutto” che scoraggi definitivamente e che renda economicamente del tutto sconvenienti ulteriori simili sfregi e tentativi speculativi ai danni del paesaggio italiano!
In tutto il percorso autorizzativo degli impianti industriali da rinnovabili i cittadini, scientemente, nella maggior parte dei casi, non sono stati messi adeguatamente a conoscenza degli iter autorizzativi, né tantomeno dei progetti, della loro entità e dell’impatto sui luoghi e sulle economie locali. La mancanza di rispetto del diritto dei cittadini locali da parte delle amministrazioni, nel coinvolgimento e nell’informazione, previsti a norma di legge per queste tipologie d’industrie, è vergognosa, soprattutto alla luce dei fatti ormai noti di errori grossolani di progettazione, falsità e di anomale omissioni e dimenticanze,
Si tagli il finanziamento statale a questa frode assurda della Green Economy Industriale, che, strumentalizzando e calpestando al contempo
l’ “ecologia”, grava pesantemente sui cittadini e sulle casse dello Stato, con bilanci da intere finanziarie, senza alcun beneficio per l’ambiente, ma anzi con innumerevoli danni ad esso ed al paesaggio italiano tutelato dalla Costituzione italiana, art. 9, tra i principi fondamentali.
Un danno incalcolabile all’economia del Bel Paese fondata sul paesaggio attraverso il turismo! Una speculazione che inoltre disperde le ricchezze finanziarie statali, le volatilizza, poiché gran parte dei guadagni finiscono all’estero attraverso il coinvolgimento nelle proprietà di questi impianti di istituti bancari stranieri e ditte estere, con sistemi di scatole cinesi, che portano talvolta, o meglio spesso, a società off-shore con sede nei paradisi fiscali!
Anche ed ancor più all’indomani del referendum contro il nucleare, con il quale gli italiani hanno espresso la volontà di favorire forme di produzione dell’energia davvero ecocompatibili e pulite, il fotovoltaico industriale che vetrifica e desertifica i campi, sottraendo spazio alle colture, ai pascoli e alla vita selvatica, ed il mega e medio eolico che falcidia i volatili e sfigura catastroficamente il paesaggio quotidiano di ognuno di noi, devono essere fermati, e sostituiti da una politica volta a favorire le produzioni di energia rinnovabile in forme davvero pulite, eticamente parlando ed ecologisticamente, che sostituiscano le forme industriali sopra accennate fisiologicamente di grave impatto ambientale: occorre favorire pertanto l’autoproduzione di energia del sole con pannelli fotovoltaici ubicati sui tetti degli edifici recenti, superfici queste biologicamente morte, inutilizzate, estesissime per centinai e centinaia di ettari; le ubicazioni su di esse dei pannelli capta sole hanno pertanto un impatto nullo ambientale ed estetico, con azzeramento del consumo di vivo suolo, e massimo rispetto del paesaggio e degli edifici, luoghi e centri storici. Si pensi alle enormi superfici dei capannoni industriali, di scuole, altri istituti, ospedali, caserme, uffici pubblici, condomini, civili abitazioni di epoca recente, parcheggi coperti, stazioni ecc. ecc. Non solo, in tal modo si aiutano direttamente i privati che installando i pannelli sui tetti di loro proprietà ne conseguono immediati sgravi in bolletta, senza più alcuna speculazione ai loro danni e ai danni delle casse dello Stato intero! Prima si inizi, con la politica dei piccoli passi, a solarizzare i tetti degli edifici recenti, all’indomani del recente referendum, rimandando alla fine di tale operazione, la valutazione di ulteriori strategie energetiche, dopo aver ponderato i virtuosi risultati così ottenuti dal paese in termini energetici!

Inoltre un appello a tutti gli enti preposti ai controlli sulle autorizzazioni rilasciate, a tappeto, si laddove per situazioni omertose o altro non vi siano esposti, sia laddove ci siano già esposti alla Magistratura per irregolarità, falsità ed omissioni! Autorizzazioni che devono essere revocate in autotutela a difesa dei cittadini vittime di tali soprusi e vengano riconosciuti i danni morali e materiali subiti.
Si chiede al Governo una moratoria urgente per gli impianti industriali fotovoltaici a terra ed eolici, considerata la necessità di verificare le procedure adottate da Comuni e Province che in molti casi risulterebbero difformi e irregolari, e soprattutto al fine di impedire la catastrofica e generalizzata devastazione che la loro realizzazione comporterebbe per grandissime aree dell’intero paese, che verrebbero stuprate profondamente e snaturate senza neppure poter trovare precedenti storici oggi, per descriverne sensitivamente l’ immane portata!
L’appello ad un impegno politico-trasversale forte per salvare, con l’economia di questo nostro Paese, forse per la prima volta nella sua storia, anche il paesaggio e la natura, che questi impianti falso-ecologisti, e dalle falsissime e artatamente gonfiate ricadute occupazionali, di eolico e fotovoltaico industriali, distruggono ignominiosamente!


La crescente rete di persone incontratasi su facebook costituirà un Comitato Nazionale legalmente riconosciuto che sia anche portavoce e cassa di risonanza forte di tutti e possa presentare delle mozioni ai responsabili dell’ambiente! Un comitato che nasce già dalla confluenza di tantissime realtà associative, e comitati locali e nazionali e di tantissimi cittadini italiani e non amanti del paese più bello del mondo!
Vogliamo essere quanto più apartitici possibile, o pan-partitici, la lotta per la difesa del territorio è appena iniziata e chi condivide questo nostro approccio alla soluzione dei problemi di tipo ambientale è invitato ad iscriversi su facebook al link: “Comitato nazionale contro fotovoltaico ed eolico nelle aree verdi” link: http://www.facebook.com/groups/192311587488270

C' è un ITALIA sotto attacco da SALVARE, da Bonificare, da Ricostruire, da Restaurare, da DECEMENTIFICARE, da Rinaturalizzare, e dobbiamo farlo senza "destra" e "sinistra", e allo stesso tempo con la "destra" e con la "sinistra", consapevoli che son entrambe le due parti inscindibili e complementari del corpo di ognuno di noi! Un eclettismo costruttivo verso un NEO-AMBIENTALISMO finalmente VERO !





Info:

Forum Ambiente e Salute del Grande Salento, rete apartitica coordinativa di movimenti, comitati ed associazioni a difesa del territorio e della salute delle persone
Lecce, c.a.p. 73100 , Via Vico dei Fieschi – Corte Ventura, n. 2
e-mail: forum.salento@yahoo.it, forum.salento@libero.it ,
Sito web: http://forumambientesalute.splinder.com/

Coordinamento Civico apartitico per la Tutela del Territorio, della Salute e dei Diritti del Cittadino
rete d’azione apartitica coordinativa di associazioni, comitati e movimenti locali e non, ambientalisti, culturali e socio-assistenziali
sede c/o Tribunale Diritti del Malato – CittadinanzAttiva
c/o Ospedale di Maglie "M.Tamborino"
Via N. Ferramosca, c.a.p. 73024 Maglie (LECCE)
E-mail: coordinamento.civico@libero.it , coordinamentocivico@yahoo.it

sabato 23 luglio 2011

Linee guida Toscana

Pubblichiamo, anche se con qualche ritardo, le Linee guida che la Rete della Resistenza sui Crinali ha elaborato e proposto


Al Presidente della Giunta e a tutti gli Assessori e Consiglieri della Regione Toscana


Stimatissimi Assessori e Consiglieri,

proprio in questi giorni l’Amministrazione della Toscana è impegnata a definire le linee guida regionali in materia di impianti ad energia rinnovabili, come previsto dalla delega contenuta nelle linee guida nazionali, finalmente pubblicate, dopo tanti anni di attesa, nel settembre scorso.

Dopo la recente deliberazione della Giunta Regionale (proposta per il Consiglio Regionale) per la prima individuazione delle aree non idonee alla installazione di impianti fotovoltaici a terra, auspichiamo da parte dell’Amministrazione regionale, nell’elaborare un analogo provvedimento per gli impianti eolici, maggiore approfondimento e attenzione e, soprattutto, assoluto rigore nel rispetto del principio della limitazione del danno attraverso anche, la riduzione al minimo strettamente indispensabile, di impianti così impattanti come quelli eolico industriali definiti dalla stessa direzione centrale del catasto “opifici” (e non “parchi”). Opifici dalle dimensioni inusitate e posti inopinatamente nelle aree più vulnerabili di tutto il territorio nazionale.

Riteniamo che la Regione Toscana, unanimemente riconosciuta come la Regione in cui la qualità del territorio e del paesaggio sono un valore decisivo, in questo momento, si trovi completamente inadeguata nei suoi strumenti della programmazione e della pianificazione del territorio, a gestire il processo decisionale sugli innumerevoli impianti eolici industriali che vengono proposti un po ovunque su tutti i crinali dell’Appennino Tosco-Emiliano, lasciando oltretutto alle Province ed ai Comuni pochi riferimenti certi ed una esagerata autonomia che, se mal gestita, come spesso si è dimostrato capitare, può comportare azioni devastanti sull’ambiente e sul paesaggio. Crediamo che il “modello toscano” stia subendo una battuta d’arresto, ed in particolare che sia in pericolo la “Toscana dell’Appennino”. La mancanza di un Piano Paesaggistico Regionale approvato, con una previsione di tempi lunghi per la sua rielaborazione rispetto a quello adottato ormai due anni fa, e la conseguente inadeguatezza degli strumenti della pianificazione territoriale provinciale e comunale, costituiscono buon gioco per un proliferare di richieste di collocazione di impianti. Porto ad esempio la situazione del Comune di Pontremoli dove sono pervenute alcune richieste di impianti, come già detto manca il piano paesaggistico regionale (implementazione del PIT), il PTC è inadeguato, ed il Comune non ha ancora il Piano Strutturale, con un quadro conoscitivo di riferimento : quali garanzie ci sono che non si facciano dei danni irreparabili al territorio? Oltrettutto nelle procedure di VIA per pervenire all’autorizzazione all’installazione, il paesaggio è il grande assente fra gli indicatori considerati nella valutazione. C’è quindi una risposta certa, e purtroppo inquietante, al perché del proliferare di richieste ai comuni per la collocazione di impianti eolici industriali in questa fase : carenza di tutela. E’ per questo che, al di là dell’approvazione delle linee guida regionali sull’eolico, si ritiene indispensabile che la Regione introduca delle temporanee misure di salvaguardia fino ad avvenuta approvazione o adeguamento degli strumenti della pianificazione territoriale, con valenza paesaggistica, degli enti territoriali interessati alla salvaguardia e alla tutela dell’ambiente e del paesaggio. E’ importante altresì sottolineare come nella prima bozza (datata 20.11.2008) della disciplina del PIT (con implementazione della disciplina paesaggistica), poi cambiata dalla Giunta Regionale in sede di approvazione della proposta di delibera al Consiglio Regionale, la localizzazione degli impianti eolici, poteva essere consentita “..nelle aree esterne ai crinali principali dei massicci montuosi e dei sistemi collinari…”; auguriamoci che nella prossima revisione del PIT per gli aspetti paesaggistici, si acquisisca una maggiore consapevolezza del valore che assumono per la Toscana i sistemi montani e collinari.

Paradossalmente questo atteggiamento contrasta anche con l’attuale tendenza della legislazione nazionale, tendenza recentemente modificatasi in seguito all’enorme (in proporzione agli impianti eolici installati) numero degli scandali succedutisi negli ultimi mesi e derivati dall’attività giudiziaria, ai conseguenti innumerevoli titoli dei giornali ed alle ripetute inchieste televisive (alle ultime delle quali, recentissime, di “Report” e di “Crash” la nostra rete ha fornito un contributo) e soprattutto di fronte alla rivolta delle popolazioni, in tutto il territorio nazionale, vittime delle brutali conseguenze negative degli enormi aerogeneratori, fino a questo momento sottaciute all’opinione pubblica.

Queste conseguenze non si esauriscono in quelle che più preoccupano le migliaia di cittadini dei comitati dell’alto Appennino e cioè

Il conclamato rischio per la salute delle popolazioni residenti presso le pale (la così detta “sindrome da turbina eolica” che si suppone determinata dalle vibrazioni, specie a bassa frequenza, delle enormi pale che ruotano ad oltre 300 Km/h su una superficie equivalente ad un campo da calcio).
Il deprezzamento delle proprietà immobiliari che giunge, nelle zone più remote, fino alla impossibilità di trovare un qualsivoglia acquirente per le abitazioni più prossime alle pale.
ma riguardano anche una molteplicità di altri aspetti negativi che pure devono essere valutati come un unico insieme dai pubblici amministratori in una ponderata analisi di costi-benefici collettivi:

Stravolgimento del paesaggio italiano, invidiatoci da tutti gli stranieri, in cambio di un modello standardizzato in grado di annullare le varietà che sono, da sempre, la nostra sola grande ricchezza.
Mutamento di un sistema plurisecolare di valori culturali.
Peggioramento della qualità della vita.
Compromissione dello sviluppo turistico.
Effetti sull’equilibrio idrogeologico, in zone particolarmente sensibili come i crinali montani sottoposti a lavori infrastrutturali così impattanti.
Collisioni delle pale con l’avifauna ed in particolare con le specie migratorie ed i rapaci.
Degrado e disturbo dell’avifauna e della fauna selvatica e suo conseguente allontanamento.
Ossia, più in generale:

Perdita di valore delle montagne come “aree di ricarica” per la conservazione di acqua e aria pulita (prodotta tramite le piante, non tramite le torri d’acciaio, l’asfalto e il cemento) e della biodiversità.
Tutte le suddette negatività sono state riscontrate, in misura più o meno accentuata, presso tutti gli impianti eolici già realizzati, unitamente ad altri effetti (di cui si occupano le Procure della Repubblica) innescati dall’eccessiva incentivazione e dal conseguente enorme flusso di denaro legato esclusivamente al rilascio di autorizzazioni a costruire, ma finora non ancora riscontrati, perlomeno non oltre certe dimensioni, nelle regioni del centro nord e di cui comunque non si avverte alcun bisogno:

Gravi rischi di condizionamento dei pubblici amministratori che possono degenerare in più gravi fenomeni di collusione o, peggio, di corruzione.
Aumento dell’interesse della criminalità organizzata per il controllo del territorio.
Il testo di riferimento per predisporre tutti gli adempimenti circa gli impianti ad energia rinnovabile è il PAN (Piano di Azione Nazionale) mandato al vaglio dell’Unione Europea in settembre. Per essere concretamente operativo gli manca però ancora la quantificazione del “burden sharing” per ciascuna regione, previsto dalla legge e di competenza del Governo nazionale. Ce n’è un assoluto bisogno in tempi rapidi affinchè le Amministrazioni regionali possano tornare ad essere soggetti attivi e non passivi della politica energetica che negli ultimi anni è stata caratterizzata dalla mancanza di una specifica regolamentazione nel settore dell’energia “rinnovabile”, è perciò dettata principalmente da considerazioni di natura finanziaria, innescate dal regime d’incentivazioni più alte dell’Unione Europea a spese delle bollette elettriche di tutti gli italiani. La mancanza di questo “burden sharing” dovrebbe indurre la Regione Toscana a non accelerare procedure autorizzative già fin troppo rapide e che hanno portato nel solo 2009 in Italia all’aumento del potenziale eolico installato di oltre il 38% con una costante diminuzione dell’efficienza dei nuovi impianti, per l’esaurimento progressivo dei siti utili.

La programmazione è assolutamente necessaria, come necessari sono gli strumenti di monitoraggio. E’ paradossale che progetti così impattanti vengano tenuti sotto controllo, a titolo volontario, solo dai comitati di cittadini sparsi sul territorio montano. A titolo di esempio, sempre a proposito di fotovoltaico, la Regione è completamente all’oscuro del potenziale elettrico che in questo momento viene installato in misura massiccia in piccoli impianti (soprattutto sui tetti, dove sarebbe auspicabile che tali impianti venissero collocati) per i quali è prevista la sola DIA, così come l’amministrazione regionale, a cui spetta la VIA, ignora del tutto la quantità di progetti eolici incombenti sul territorio toscano per i quali non è ancora stata presentata la richiesta di autorizzazione, ma che si stanno accumulando senza controllo e arriveranno in massa, nei prossimi mesi, per approfittare, finchè possibile, della prodigalità degli incentivi statali che si prospettano in via di decisa riduzione.

Deve essere accuratamente impedito che prevalgano considerazioni speculative di questo tipo e, per questo motivo, è assolutamente necessario che le disposizioni delle linee guida regionali si applichino anche ai progetti i cui procedimenti autorizzativi sono in corso, evitando l’assurdo scempio che incombe sui crinali dell’alto Appennino, privo di vento utile, ancora più insensato dopo la messa fuori legge, nelle linee guida nazionali, delle così dette “royalties” ai Comuni ed il recentissimo schema di decreto legge che indica la volontà del Governo nazionale di eliminare in breve il meccanismo dei certificati verdi e di tagliare (finalmente!) fuori dagli appetiti degli speculatori eolici le zone meno ventose tramite una assegnazione degli incentivi agli impianti superiori ai 5 MW di potenza per mezzo di aste al ribasso. Ricordiamo anche che le linee guida nazionali prevedono espressamente disposizioni transitorie (parte V, punto 18.5) dove si prescrive imperativamente che “i procedimenti in corso al novantesimo giorno successivo all’entrata in vigore delle linee guida sono riferiti ai sensi della previgente normativa qualora riferiti a progetti completi della soluzione di connessione … e per i quali siano intervenuti i pareri ambientali prescritti.” Tutti i pareri ambientali.

Per tutto questo ci permettiamo di indicare all’Amministrazione alcuni argomenti che riteniamo imprescindibili.

Il loro principio ispiratore è che, laddove le amministrazioni individuino la pubblica utilità degli impianti FER industriali, non siano ulteriormente attuabili le deroghe ai sistemi di tutela e valorizzazione ambientali già previsti.

Si deve prima di tutto rafforzare il concetto che la pubblica utilità è principalmente quella ambientale esistente: sarebbe paradossale utilizzare lo strumento della pubblica utilità per gli impianti FER industriali in nome del presunto miglioramento ambientale globale così da annullare scelte, da lungo tempo riconosciute e condivise, di valorizzazione dell’ambiente stesso. Non è ammissibile distruggere l’ecologia. Nemmeno in nome dell’ecologia.

Tutela dei sistemi dei crinali e del sistema collinare.
Al fine di assicurare la visuale libera di ampi tratti di crinale:

Sia esclusa la localizzazione di impianti eolico industriali ad una altezza superiore ai 1.200 metri comprese le pale.
Sia esclusa altresì la localizzazione a distanza inferiore di 15 chilometri da impianti esistenti che abbiano rilevanza extra locale.
In queste zone, data la significatività paesaggistica, siano altresì escluse le aree relative ai crinali principali ritenuti di particolare interesse paesaggistico (come previsto dalla prima versione del PIT sopra evidenziata).
Aree naturali protette
Si deve escludere la localizzazione di impianti eolici nelle aree naturali protette nazionali, regionali e locali (SIR, SIC e ZPS).

Zone ed elementi di interesse storico-archeologico.
Nelle zone di interesse storico archeologico sia esclusa la localizzazione di impianti eolici. Le zone relative a complessi archeologici e le aree di accertata e rilevante consistenza archeologica, intendendovi ricompresi anche i tracciati di viabilità storico archeologica, dovrebbero avere una zona di rispetto di almeno 500 metri.

Elementi di interesse storico-culturale.
Si preveda un’adeguata fascia di rispetto, comunque non inferiore ad 1 Km per gli impianti eolico industriali localizzati in prossimità degli immobili e delle aree dichiarate di notevole interesse pubblico ai sensi dell’art. 136 del Dlgs 42/2004.

E deve essere altresì esclusa la localizzazione di impianti eolici :

nelle zone all’interno di coni visuali la cui immagine è storicizzata per la presenza di elementi e/o testimonianze di interesse storico-culturale.
nelle aree di particolare visibilità da punti di osservazione privilegiati (per esempio zone panoramiche e viabilità principali) per le possibili interferenze negative sul contesto paesaggistico e sulle reciproche relazioni con le strutture di interesse storico-archeologico, storico-testimoniale (es. ville, tracciati di viabilità storica, parchi ecc.) e con le strutture insediative storiche non urbane quali borghi e nuclei storici.
Elementi di interesse storico-testimoniale.
Un’ampia zona di rispetto va prevista anche nelle aree ove gli strumenti di pianificazione individuino e sottopongano a particolari prescrizioni alcuni elementi del territorio ed in particolare la viabilità storica urbana, la viabilità panoramica, oltre agli elementi puntuali quali gli edifici e le corti rurali, i nuclei storici in territorio agricolo ed i tracciati di riconosciuta frequentazione turistico-ricreativa.

Zone ed elementi caratterizzati da fenomeni di dissesto e instabilità.
Nelle zone individuate come frane recenti, frane di crollo, colate di fango recenti, non possono essere localizzabili impianti eolici, compresa la realizzazione di relative infrastrutture. Tali prescrizioni andrebero estese a tutte le zone di possibile ulteriore evoluzione del fenomeno franoso, cioè al perimetro sotteso alla zona di accumulo, nonchè al limite di eventuale massima invasione di blocchi rocciosi per frane di crollo. Nelle zone individuate come frane antiche valgono le medesime prescrizioni. Analogamente, in adiacenza alle scarpate rocciose non va consentita alcuna localizzazione di impianti eolici, particolarmente in presenza di terreni incoerenti o di rocce intensamente fratturate; in questi casi si dovrà stabilire una fascia di tutela comunque rapportata alle condizioni fisico-meccaniche e di giacitura delle litologie presenti, con particolare tutela per le zone classificate sismiche.

Sistema forestale e boschivo.
All’interno delle formazioni forestali e boschive, le realizzazioni di impianti eolico industriali non possono alterare l’assetto paesaggistico, idrogeologico, naturalistico e geomorfologico dei terreni interessati. Gli interventi di natura tecnologica-infrastrutturale devono comunque avere caratteristiche, dimensioni e densità tali da rispettare le caratteristiche del contesto paesaggistico e le emergenze naturali, interessando la minore superficie forestale e boschiva possibile e salvaguardando, in ogni caso, i sistemi boschivi di crinale, le radure, le fitocenosi forestali rare, i boschetti in terreni aperti o prati secchi, le praterie di vetta, le aree umide e i margini boschivi.

Sistemi naturalistici.
In questo ambito, merita un particolare riguardo l’aspetto dell’avifauna. L’estensione dei territori interessati dal volo degli uccelli sono certamente extraregionali e per molte specie sono movimenti transnazionali. Pertanto non devono esser consentite installazioni di impianti eolici nei territori che rivestono un riconosciuto interesse come luogo di passaggio e sosta lungo le rotte migratorie. E’ altresì riconosciuto che i territori di caccia delle specie più rare interessano aree di raggio superiore ai 10 Km. La presenza di esemplari di tali specie deve essere accuratamente verificata.

Distanze da abitazioni, centri abitati e strade.
Questo ultimo argomento viene avvertito dai cittadini dei comitati come il più importante, concernendo la salute pubblica e la pubblica incolumità. Perciò, in attesa di determinare gli effetti a medio termine delle vibrazioni emesse da aerogeneratori sempre più grandi sugli organismi viventi ed in conformità con quanto suggerito a titolo precauzionale dall’Accademia nazionale di medicina francese, gli impianti, se di potenza inferiore al MW (soglia da calcolare sommando la potenza di tutti gli aerogeneratori troppo vicini) non dovrebbero essere costruiti a meno di 500 metri dalle abitazioni e dai luoghi di lavoro, 1.500 metri dai centri abitati e tali distanze dovrebbero essere aumentate di 500 metri per ogni MW di potenza oltre tale soglia. Per evitare incidenti in caso di lancio di materiali (in particolare di blocchi di ghiaccio), andrebbe prevista una distanza di 300 metri dalle strade pubbliche.

Vista la complessità dei sistemi di tutela e la sensibilità dei temi paesaggistici riteniamo che:

Gli impianti eolico industriali debbano comunque essere assoggettati a procedura autorizzativa di screening ambientale prima di essere ammessi alla procedura di VIA.
Non possano essere ammessi a VIA volontaria.
Qualora lo screening esprimesse un esito negativo rispetto alla fattibilità dell’intervento, non possano essere ammesse altre procedure valutative da parte di altri enti.
Le approvazioni di progetti di impianti eolico industriali possano avvenire esclusivamente in forma unanime fra gli enti coinvolti nei procedimenti valutativi.
Gli uffici che effettuano la Valutazione di Impatto Ambientale e quelli che rilasciano l’Autorizzazione Unica debbano essere separati.
Considerati i rischi speculativi, riteniamo infine che si renda necessaria:

La pubblicità dei dati anemometrici.
L’obbligo di rendere pubblici i dati PRIMA della costruzione dell’impianto ed il controllo a campione da parte della Pubblica Amministrazione di tali dati, per determinarne la sostenibilità nel medio periodo ed al possibile venir meno di qualsiasi incentivo, onde evitare i deludentissimi risultati in termini di produttività, molto discosti dalle promesse fatte dai proponenti, di diversi impianti realizzati in Italia. Impianti che diventano tuttavia estremamente redditizi esclusivamente a causa del sistema perverso dei certificati verdi.

La definizione di soglie di competitività.
In ore di vento/utile l’anno. A titolo di esempio, si potrebbero richiedere 1.750 ore per gli impianti in pianura e prossimi alle centrali dell’alta tensione e 2.000 ore per quelli da collocare sui crinali. Il mancato raggiungimento della soglia minima nel medio periodo (ad esempio ogni 5 anni) dovrebbe essere sanzionata oppure escludere l’azienda costruttrice dalle aste future.

L’accensione di fidejussioni.
Una fidejussione bancaria ventennale per la rimozione di tutti i manufatti dell’impianto (compresi i plinti di calcestruzzo) ed il ripristino dell’area dismessa andrebbe resa obbligatoria prevedendone l’importo in base ai costi correnti per scaglioni standard predefiniti a livello regionale secondo le dimensioni delle pale installate.

La Toscana oltrettutto deve essere considerata, per l’eolico, un’area appena marginale, nell’ambito di una tecnologia di efficacia energetica a sua volta marginale.



Sarebbe nostro desiderio che una nostra delegazione fosse ricevuta da codesta Amministrazione per portare una testimonianza personale del nostro acuto disagio e per offrire un modesto contributo al raggiungimento del bene comune.

Ringraziando della paziente attenzione riservataci e confidando nel recepimento delle nostre argomentazioni, porgiamo i nostri deferenti saluti e auguri di buone feste.

Maurizio Fiori
Portavoce per la Toscana della Rete della Resistenza sui Crinali (Coordinamento dei comitati dell’alto Appennino contro l’eolico industriale selvaggio).

Energia - e se invece di devastare si provasse a risparmiare? Guardiamo il Giappone..

riportiamo paro paro una notizia pubblicata da Green report, 22 luglio 2011, che dovrebbe indurre non solo i politici, ma anche gli amministratori a riflettere: prima di riempire i crinali di pachidermi costosi e devastanti come sono le torri eoliche, forse converrebbe fare due conti, per accorgersi che l'energia che producono si potrebbe bellamente risparmiare, con grande beneficio delle nostre tasche e dell'ambiente.
lv

Giappone, il risparmio energetico batte pure il nucleare
Nessun rialzo dei prodotti petroliferi dopo il terremoto/tsunami
di Alessandro Farulli

Che gli ambientalisti (e pure/persino Confindustria) abbiano ragione quando dicono che dal risparmio energetico si possono trarre benefici enormi sia in termini di costi che di impatti ambientali? La riflessione, provocatoria, viene leggendo quando riporta oggi il Sole24Ore nelle ultime righe di un articolo che riporta la notizia l'Aie ha fermato l'immissione sul mercato delle scorte petrolifere. Parlando di oli combustibili, si afferma che: «Pesa, oltre a una lieve flessione (rispetto alle attese) della domanda cinese, la "delusione" della domanda giapponese che si attendeva in forte rialzo sui prodotti petroliferi dopo Fukushima e dopo la decisione di non fare tornare immediatamente in funzione le centrali che escono dalla routinaria manutenzione ogni 13 mesi». Perché? «la disciplina del popolo nipponico e le strette regole sull'utilizzo dell'energia (negli uffici la temperatura minima di condizionamento è di 28 gradi centigradi) hanno deluso tutti i "lunghi" del dopo tsunami».
Un Paese energivoro come il Giappone con praticamente tutte ferme la sue centrali nucleari certamente utilizzerà più carbone, ma più di ogni altra cosa, sempre che la fonte del Sole sia attendibile, arriverebbe dal razionamento dell'energia
. E la sua economia, peraltro, è certamente in difficoltà visto che lo era prima del terremoto/tsunami e figuriamoci dopo, ma non ferma: Il surplus mensile - scriveva ieri il Sole24Ore - è ammontato a 70,7 miliardi di yen, in quanto le esportazioni - guidate dal recupero del settore automobilistico - sono aumentate del 5,4% rispetto a maggio, pur restando dell'1,6% inferiori al giugno 2010: anno su anno, insomma, il trend si sta invertendo visto che ad aprile si era registrato un -12,4% e a maggio un -10,3% (...).Le imprese giapponesi, insomma, stanno risolvendo prima del previsto i problemi alla catena manifatturiera insorti a marzo. Quello di cui ora si lamentano è soprattutto il superyen, considerato da molti investitori un bene-rifugio di fronte ai problemi finanziari europei e americani».
Siccome non crediamo ai miracoli e non vogliamo dire che la soluzione di tutti i mali sta nel risparmio energetico, segnaliamo comunque questo aspetto perché deve (dovrebbe) far riflettere un governo come quello italiano - non l'attuale perché ormai ci pare più di là che di qua - a investire in questo settore fondamentale per un Paese che importa la gran parte dell'energia che produce.

martedì 5 luglio 2011

Un appello del WWF per salvare i crinali del Casentino e del Fumaiolo da tre megaimpianti, per un totale di 36 torri da 180 metri!


Gli impianti verrebbero localizzati lungo il crinale che va dal Poggio Tre Vescovi a Mte Loggio a cavallo fra le valli del Senatello, del Marecchia e del Tevere a quote comprese fra i mt 1000 e 1100 di alt. Gli aerogeneratori saranno ben 36 (3 Verghereto, 11 Casteldelci, 22 Badia Tedalda) con altezza pari mt 128 e raggio del rotore di mt 52, (ossia con diametro massimo dello stesso di mt 104) . L’altezza di ciascuna torre eolica sarà pari a 180 metri!
Per ciascun aerogeneratore si prevede una potenza di 3,4 MW, per una potenza complessiva di circa 122.40 MW. Vi renderete conto quindi da questi dati che questo sarà uno dei progetti di eolico più devastanti dell'intero Appennino, che qui si aggiungerà peraltro al progetto già autorizzato sulla vicinissima Biancarda (13 torri poste a poco più di 2 chilometri in linea d'aria) e per il quale abbiamo già presentato ricorso. Si tratta di progetti localizzati nei limitati spazi aperti delle aree forestali di nostri crinali appenninici più ameni ed incontaminati e importanti corridoi di collegamento delle reti ecologiche che uniscono le aree protette dell'Appennino Settentrionale con quello Centrale.
Come già avvenuto per la Biancarda anche in questo caso sono convinto che il criterio della scelta dei luoghi sia dipeso unicamente dalla scarsa sensibilità e conflittualità (che scaturisce solo quando si vuole proteggere qualche area) delle popolazioni locali (costituite da un elevata percentuale di anziani) in gran parte del tutto disinteressate alle problematiche ambientali-conservazionistiche).
Gli aspetti ambientali di maggior pregio di questa zona sono offerti principalmente dalla varietà di habitat che vi sono rappresentati. In prevalenza si alternano fitti boschi di Cerro e di Faggio a spazi aperti governati a pascolo e foraggio. In questo contesto vi sono localizzate inoltre associazioni forestali di grande interesse vegetazionale per la presenza frequente dell'Agrifoglio in alcuni punti particolarmente ricca, isolati esemplari secolari di Faggio, inaspettati boschetti di Acero campestre con esemplari piuttosto vecchi, diverse specie di flora rara o protetta, oltre a sorgenti e acquitrini che ospitano popolazioni di anfibi e vegetazione idrofita di particolare interesse e valore biologico. Infine le praterie semi-naturali riscontrabili in particolare sul Poggio Tre Vescovi, La Montagna e Mte Loggio costituiscono un sito di particolare attrazione per le esigenze alimentari di varie comunità ornitiche, confermo infatti in base a dirette osservazioni una buona presenza di specie di rapaci diurni, fra i quali Gheppio, Lodolaio, Poiana, Sparviere, Falco Pecchiaiolo, Aquila reale (nidificante a pochi chilometri di distanza) e occasionalmente il Biancone, oltre a varie specie di passeriformi in preoccupante declino proprio perché legati a questo tipo di habitat, es. Tottavilla, Averla piccola, Ortolano, zigoli, Culbianco, Succiacapre ecc.
Pare che i termini per le osservazioni siano ormai estremamente ridotti (11 LUGLIO) quindi bisogna agire con tempestività presentandole alle Regioni Toscana ed Emilia-Romagna (o alle province interessate).
Come WWF contiamo di elaborare un documento unico possibilmente in collaborazione con le 2 sedi regionali. Chiedo tuttavia alla Rete dei Comitati che si battono contro l'eolico industriale di divulgare l'appello a tutti quei soggetti interessati a contrastare questo tipo di progetto invitandoli a presentare anche loro qualche osservazione.
Vi ringrazio per la collaborazione.

Ivano Togni
Presidente WWF Cesena

Presso questo link della Regione Toscana é scaricabile la documentazione del mega-progetto di GEO Italia (società controllata dal gruppo tedesco GEO) del Parco Eolico "Tre Vescovi-Fresciano", che riguarda i comuni di Casteldelci (RM), Badia Tedalda (AR) e Verghereto (FC):
http://www.regione.toscana.it/regione/export/RT/sito-RT/Contenuti/sezioni/ambiente_territorio/sviluppo_sostenibile/rubriche/visualizza_asset.html_387512114.html