il Comitato Ariacheta aderisce alla RETE della RESISTENZA sui CRINALI

venerdì 14 agosto 2009

Stampa e informazione eolica

Cari amici, scusate se il post è molto lungo, ma a nostro avviso permette di farsi un'idea sulla situazione e le modalità della comunicazione sul e del movimento contro le torri eoliche. Per chi arriva fino in fondo c'è anche un contentino... le conclusioni, crediamo per nulla negative, le lasciamo trarre a ciascuno da sé.

1. Lettera di Bruno

Riceviamo e pubblichiamo:

Cari amici dell'Ariacheta,
ho partecipato alla passeggiata sel 2 Giugno, e sono assolutamente dalla vostra parte. Sono anche socio di Legambiente (circolo di Ravenna), nonchè Guardia Ecologica della Provincia di Ravenna, e quindi mi sono rivolto anche a loro (Legambiente), per vedere se questa associazione "ambientalista" puo' fare qualcosa per la vostra (nostra) causa. Il presidente del circolo di Ravenna si e' rivolto ai regionali di Emilia Romagna e Toscana. Come risposta purtroppo abbiamo ricevuto il seguente comunicato stampa, che vi giro.

E' semplicemente sconcertante...
Ciao.

Roma, 15 luglio 2009 Comunicato stampa: Eolico sotto accusa - Legambiente: “Assurdità senza senso nell’interesse delle lobby del carbone e del nucleare. L’eolico serve all’Italia e al Pianeta. Abusivismo, cave, e inutili colate di cemento sono il vero scempio del paesaggio”

“Coloro che boicottano lo sviluppo dell’eolico non fanno l’interesse del Paese né quello dell’ambiente. Piuttosto sembrano agire per quello delle lobby del carbone e del nucleare, fonti che non aiuteranno certo l’Italia a ridurre inquinamento e CO2 e a rispettare gli impegni presi nello lotta al mutamento climatico”.
Legambiente replica così alle accuse mosse da alcune associazioni nel corso di una conferenza stampa organizzata per ribadire che l’energia eolica rappresenta un elemento di devastazione del paesaggio nazionale.
“E’ stupefacente che, mentre in tutto il mondo ci si confronta sui cambiamenti climatici per capire le conseguenze di un aumento delle temperature dovuto alla crescita dei gas serra e si cerca di trovare un accordo internazionale che impegni i Governi a ridurre le emissioni e a condividere tecnologie e soluzioni – prosegue Legambiente – qualcuno in Italia faccia la guerra all’eolico, praticamente la fonte che a livello mondiale è in maggiore e costante crescita (+22% di crescita annua) e che in molti Paesi europei è già un pezzo importante degli approvvigionamenti elettrici come in Danimarca ( 20%), Spagna (12%), Portogallo (9%) e Germania (7%)”.
A chi sostiene che l’eolico non serve perché produce poca energia Legambiente ricorda che secondo l’ultimo rapporto di Terna nel mese di maggio la produzione di energia elettrica dall’eolico in Italia è aumentata del 12,3% rispetto al 2008 e che ha oramai ampiamente superato quella da geotermia. Invece per il leitmotiv secondo il quale “l’eolico devasta il paesaggio italiano” l’associazione ambientalista replica che le norme regionali già in vigore impediscono la realizzazione d’impianti eolici in larga parte delle aree vincolate cosa che non viene fatta con altrettanta attenzione nel caso di progetti di autostrade, centrali elettriche da fonti fossili, consumo di suolo e cave. Tra l’altro, sottolinea Legambiente, non esiste alcuna indagine internazionale che mostri evidenza delle accuse fatte sulla messa a rischio delle aquile e in generale dell’avifauna.
“Invitiamo queste persone – continua la nota di Legambiente - sicuramente disinformate e con un evidente strabismo rispetto alla situazione ambientale del Paese, a leggersi i nostri ultimi rapporti sulle Ecomafie e sull’abusivismo costiero, sulle 6mila attive e 10mila abbandonate cave in Italia e ad andarsi a fare un giro per i cantieri autostradali nel Nord Italia e nelle periferie delle città italiane: 3 milioni di alloggi costruiti negli ultimi 10 anni di cui il 10% abusivi. Forse capirebbero qualcosa dei veri problemi del paesaggio italiano e supererebbero un approccio snobistico e superficiale a questioni vere”.
Legambiente continuerà il suo impegno a favore dell’eolico in ogni sede, anche in tribunale come è successo a Scansano in Toscana e di una sua forte diffusione compatibile con l’ambiente e il paesaggio italiano. “Intanto – conclude l’associazione - festeggiamo una notizia arrivata proprio in questi giorni: in Italia si è superata la soglia di 4000MW, sono esattamente 4067, in circa 250 Comuni italiani su 8 mila”. L’Ufficio Stampa Legambiente


verrebbe da ridere, se non ci fosse in gioco tutto quello che sappiamo. Comunque: questo comunicato è dello stesso giorno della "Giornata mondiale del vento", propugnata con larga dovizia di mezzi dai costruttori di torri (ovvero ANEV: presidente, guarda un po' mr. Vigorito, quello del simpatico video "La truffa eolica", autore La7, lo potete vedere su youtube), nientemeno che a Villa Borghese a Roma, e su tutte le testate stampa e televisive nazionali - i servizi a favore dei nuovi zarini dell'energia e le pubblicità in quei giorni li abbiamo visti tutti... chi scrive ha avuto la pazienza di spulciarsi il ricchissimo e articolatissimo programma di quei giorni "pro-vento" e non ha trovato una, che fosse una tra più di cento, sola voce fuori dal coro - che ammettesse una qualunque forma di problematicità legata alle pale, o in difesa di animali e persone danneggiati... andate a controllare, cercate su google "giornata mondiale del vento".
lv

2. Un caso di censura preventiva?

Dall’amico Antonio Borsotti abbiamo ricevuto questa mail:
"Vi invio articolo scritto qualche settimana fa per il giornale Edelweiss, trimestrale della sezione CAI di Ravenna, il cui comitato direttivo ne ha impedito (forse per l'accenno alla mafia?) la pubblicazione sul proprio giornale". Leggendolo, aggiungiamo noi, non si trova nulla che contrasti con le linee guida del CAI, anzi, proprio a quelle è ispirato. Ci chiediamo, e chiediamo dunque a chiunque voglia risponderci a cosa siano dovuti simili censure.
Ovviamente lo pubblichiamo noi, fosse anche solo per mostrare come non vi fosse nulla di sovversivo:

Energia eolica: contraddizioni ambientali

• La mafia allunga le mani sull’energia eolica. Da notizie di stampa del Febbraio scorso, politici e imprenditori avrebbero stretto accordi con la mafia per la realizzazione di alcuni impianti eolici nel territorio di Mazara del Vallo. Si tratta di appalti per milioni di euro ed erogazione di finanziamenti pubblici presumibilmente finiti nelle tasche di Cosa nostra. Inoltre impianti superiori ai 200 kW di potenza consentono l’accesso ai “certificati verdi”che prevedono incentivi sull’elettricità prodotta per la durata di 15 anni.
• Eolico selvaggio nell’Appennino umbro-marchigiano? Così dalla rivista del CAI (Club Alpino Italiano) di Gennaio: aree montane di rilevante interesse paesaggistico, naturalistico e storico-culturale rischiano di essere devastate da velleitari progetti di industrializzazione della montagna “venduti”, con astute forme di ricatto, ai piccoli comuni montani. La proliferazione selvaggia si deve al generosissimo sistema dei “certificati verdi”, che in Italia incentiva profumatamente le energie da fonti rinnovabili.
• Gli impianti vengano installati anche in parchi e aree protette. Questa è la richiesta della cooperazione toscana (Legacoop, Confcooperative e Agci) riportata da Il Resto del Carlino del 3 Marzo 2009. In sostanza si chiede di aumentare il limite d’altezza delle pale e soprattutto la possibilità di installare impianti in zone agricole ed edifici storici, tra uliveti e vigneti di pregio, casali rustici e pievi romaniche, indipendentemente dalla collocazione in aree protette o parchi.
• Megaimpianto eolico sull’Appennino tosco-romagnolo. Il progetto nel comune di San Godenzo (FI) è già stato presentato in regione Toscana, si colloca tra il passo del Muraglione e il monte Peschiena, ai margini del parco delle foreste casentinesi, a poca distanza dalle cascate dell’Acquacheta. Prevede 14 torri eoliche, una ogni 350 m, alte 155 m complessivi (come un grattacielo di 52 piani), con pali di 105 m, navicella di 62 tonnellate, pale di 100 m di diametro. Movimenti di terra per 120.000 metri cubi e relativo traffico di cantiere, con la costruzione di strade larghe almeno 5 m al posto di sentieri, mulattiere e tracciati storici. Un imponente elettrodotto. Rumorosità delle torri fino a 106 decibel ciascuna, paragonabile a un trattore a pieno regime.
Vicende di ordinaria follia sempre più frequenti indotte da un sistema incentivante squilibrato, basato sui “certificati verdi” attestanti la produzione di energia da fonti rinnovabili. Si tratta in pratica di titoli negoziabili attribuiti all’energia prodotta da fonti rinnovabili in impianti entrati in servizio o ripotenziati a partire dal 1 Aprile 1999, introdotti dal D.lgs n. 79/99 conosciuto come decreto Bersani.
I possessori dei certificati possono rivenderli, a prezzi di mercato a industrie o attività che sono obbligate a produrre una quota di energia mediante fonti rinnovabili ma non lo fanno autonomamente. La normativa italiana, discostandosi da esperienze di altri Paesi, concedeva questi sussidi anche alle fonti cosiddette assimilate alle rinnovabili (?) tanto che parte dei fondi sono stati destinati in modo controverso anche ad attività quali la combustione di scorie di raffineria, sanse e incenerimento di rifiuti.
Il paradosso è che per esempio scarti di raffineria, per il cui smaltimento in tutto il mondo i produttori si accollano dei costi, in Italia vengono bruciati ricevendo anche dei finanziamenti. Successivamente un secondo decreto Bersani ha corretto (per il futuro) questo errore eliminando le “assimilate” e mantenendo unicamente il termine rinnovabili.
Con l’abbassarsi dei costi tecnici d’impianto l’incentivazione diventa eccessiva generando ulteriori distorsioni come nel caso dell’eolico in cui l’abnorme crescita dei margini di profitto giustifica impianti ben al di sotto della soglia minima di produzione e comporta direttamente l’ampliamento delle aree del territorio nazionale dove è conveniente installare un impianto, innescando la corsa all’eolico selvaggio degli ultimi anni.
Ancora una volta affidarsi unicamente alle presunte virtù miracolose del mercato per evitare l’intervento diretto dello Stato si rivela fallace e controproducente, i “certificati verdi” non solo non garantiscono una incentivazione equilibrata ma favoriscono l‘arrembaggio ad un settore promettente, quello dell’energia eolica, che potrebbe rappresentare il futuro dell’industria energetica, se accompagnato da altri metodi e sottoposto ad un più coerente indirizzo e controllo pubblico, uniformando le procedure autorizzative e introducendo garanzie trasparenti per eliminare le diversità e la farraginosità delle prassi attualmente in essere nelle varie Regioni.
In conclusione sposo e ripropongo il rispetto dei presupposti indicati dal CAI (Club Alpino Italiano) per l’installazione di impianti eolici per la produzione industriale di energia:
1. Il sito presenti ampiamente, con verifiche pluriennali, le caratteristiche di ventosità annua necessarie al funzionamento economico degli impianti e sia in zona individuata dai piani energetici nazionali e regionali e dai conseguenti piani di settore.
2. La zona non si trovi in posizioni protette dalle vigenti legislazioni nazionali o regionali.
3. Siano presi tutti gli accorgimenti di valutazione affinché ragionevolmente il bilancio ambientale costi/benefici renda consigliabile l’insediamento.
4. Che in tutte le fasi significative del progetto sia presentato il progetto esecutivo e non elaborati di massima o progetti incompleti.
Antonio Borsotti


3. Rivista del CAI e Nunatak

infine, vivaddio, due buone notizie:

é uscito sulla Rivista del CAI numero di luglio-agosto un articolo di Aldo Anzivino intitolato Torri eoliche che racconta della nostra passeggiata e della nostra lotta, dunque un chiaro segnale che il CAI ci è vicino.

E poi c’è un articolo di chi scrive sul numero 15 di nunatak (estate 2009), rivista di storie, culture, lotte della montagna, dal titolo Pale Nere, che racconta la vicenda dell’Ariacheta. Nulla di nuovo per chi ci conosce, ma può essere un testo in più per farci conoscere e spiegare la questione delle pale in Mugello … (Tutti i numeri della rivista si possono scaricare dal sito www.ecn.org/peperonenero, mail: nunatak@autistici.org)
lv