il Comitato Ariacheta aderisce alla RETE della RESISTENZA sui CRINALI

venerdì 3 luglio 2009

Marco Bailone sulla passeggiata del 2 giugno (lettera)

Marco (musicista, illustratore, pittore, www.bailone.it) è un amico che da Torino ha cercato scampo nelle valli Occidentali del Piemonte. Alcuni di noi l'hanno conosciuto negli anni scorsi durante gli scambi musicali, dei GAS biologici, per la mobilitazione NO-TAV, contro l'inceneritore di Pontassieve. Nella galleria fotografica di Dimitris lo riconoscete perché suona il susafono, quel grande strumento di ottone che si infila sopra la testa. Ci ha mandato questa lettera a commento del 2 giugno, sembra lunga ma vibra di vita, si legge in un attimo.
Ciao Marco, da tutto il comitato!


Scrivo queste righe a caldo....
Siamo partiti dal Piemonte in cinque, 4 sedicenti adulti e una bimbina che non ha ancora un anno, con un tempo che non accompagnava affatto, ma almeno abbiamo viaggiato al fresco. La sera del primo siamo arrivati a piedi alla Greta, che è una casa sotto il crinale, dove vivono Gimmi e la Simona, con i figli Greta e Nathan, e proprio sopra la loro casa c'è il rischio che si infestino questi mostri eolici. I carissimi amici e gli avanzi del CIR (che era stato organizzato in quei giorni lì) ci hanno offerto una calorosa accoglienza.
La mattina abbiamo offerto la faccia a un vento implacabile e ci siamo recati al punto di partenza, suonando le danze della nostra valle. Con felice sorpresa, visto il tempo, abbiamo trovato più gente di quanta pessimisticamente ci eravamo immaginati. Informazione, cartelli, volantini e soprattutto interventi e discussioni tra le persone: coi piedi nel fango e la testa tra i faggi si è consumata la giornata.
Una bella intesa tra le persone, finalmente incontrarsi e scambiare il cibo del pranzo, scambiarsi di corpi nella danza, nella quadriglia del bosco, e scambiarsi opinioni, già questa è una prima vittoria contro l'isolamento quotidiano, l'umanità contro "la fabbrica del consenso", esseri umani che affrontano una minaccia tangibile e non consumatori tra gli scaffali della coop, alla ricerca del prezzo più basso da pagare. Credo che sia questo il primo nemico, il primo scoglio da affrontare: trasformarsi da consumatori a esseri umani, che l'occhio da rettangolare a forma di televisione riprenda la sua forma solare.
"La fabbrica del consenso" anche nei problemi energetici spinge in una sola direzione: al consumo. Consumo di energia, in grandi quantità sempre crescenti, ed è per questo che non basta quel che c'è già. Voglio di più. E invece, inaspettatamente, sorge l'essere umano, la pelle stantia del consumatore marcisce al suolo, la crisalide ingorda svela la farfalla austera che dice: voglio di meno. È questa la chiave di volta, l'unica via possibile per affrontare questi mostri eolici: ridurre, decrescere, il futuro, ha detto qualcuno nella passeggiata, è nel lume di candela.
Ma perchÈ tutto questo bisogno di energia?
Per alimentare i frigoriferi dei supermercati?
Per costruire automobili?
Per allevare animali da macello?
Per l'agricoltura intensiva su scala industriale?
Don Chisciotte affronta i temibili mulini a vento con una sola arma: la fiducia incrollabile in un mondo diverso, un mondo dove non c'è spazio per il "progresso" e l'industria, un mondo senza sfruttamento alcuno, dove l'essere umano è consapevole di essere un ospite in questo fantastico banchetto che è la terra.
Purtroppo l'essere umano sovente crede che tutto sia a sua disposizione, che tutto gli sia dovuto, e che sia "normale" sfruttare ogni angolo disponibile.
Solo con una prospettiva più ampia potremo sconfiggere questo progetto nocivo, senza offrire al nemico alcuna alternativa: non ce n'è bisogno. Se qualcuno partorisce progetti nefasti come questo ci manca solo che gli oppositori gli forniscano delle idee su come rimediare!
L'unico rammarico della passeggiata è stato il linguaggio, molti dicevano: "qui è dove ci sarà la pala eolica di 155 metri..." "qui è dove faranno la strada per i camion...". Mah! La lotta comincia dalle parole, "qui è dove NON ci sarà la pala eolica...", qui è dove NON faranno...".
Innanzitutto vincere il senso di impotenza, al quale purtroppo, siamo stati educati fin da piccoli. Ma questo è un nemico nostro, tutto mentale, che possiamo sconfiggerci da soli, come una sorta di training autogeno o che ne so io, ma comunque, è solo una convinzione, in realtà (?), è possibile.
Nulla è vero, tutto è permesso: così ci ammonisce il Vecchio della Montagna.
Ho conosciuto questi posti la prima volta in compagnia di amici bipedi e quadrupedi, camminandoci a lungo, bivaccandoci, dormendoci, e felicemente perdendomici, è uno dei pochi posti in itaglia dove è possibile perdersi, dove c'è ancora qualche angolino di selvatico. E a chi vogliamo consegnare questo?
Come il Gatto e la Volpe tendono la trappola a Pinocchio per rubargli le sue monete, Cemento e Tondino aspettano l'ingenuo cittadino per rubargli il suo tesoro: il selvatico (quel che resta: briciole, purtroppo). Nessuno spazio sul crinale per la vegetazione, per l'incolto, nessuno spazio al mistero. Dove c'è un monte, una collina, vediamo già gli orrendi arpioni del baleniere che piantano ripetitori, antenne, Achab famelico segna il suo terreno di caccia, apre poi la strada (letteralmente) a ogni nefandezza industriale. Le antenne si riproducono più velocemente delle buone idee, accanto a loro come funghi maligni crescono tumori cementizi.
Non so chi si ricorda "Tetsuo, l'uomo d'acciaio". Ecco, la terra sta funzionando come lui, una volta piantato il seme del cemento questo sembra espandersi ed eruttare da ovunque, accompagnato da follia omicida. Il male dell'ipertrofia. L'horror vacui di chi non sa rimanere un attimo con se stesso, senza trasformare tutto in merce, come una sorta di Re Mida dei supermercati.
Vorrei che questa fosse una lotta di tutti e in tutti i luoghi, e non solo perché il predatore ha scelto il nostro cortile. Se oggi fermiamo le pale eoliche, domani sarà un inceneritore, un'autostrada, il treno ad alta velocità. Siamo alle strette. O noi o il predatore, e lui ha tutto il consenso, in fondo, "mica vorrete tornare all'età della pietra?!".
"Anziché il grande, scegliamo il piccolo o comunque "a misura d'uomo".
Alla distanza preferiamo la vicinanza.
Al consumismo, l'austerità.
Allo stress e alla velocità, scegliamo la calma e la tranquillità.
Al quantitativo scegliamo il qualitativo.
All'individualismo rispondiamo con la solidarietà.
All'accentramento, il decentramento.
Alla gerarchia, rispondiamo con l'orizzontalità dell'assemblea."
(Dal giornale Ekintza Zuzena, dettaglio di uno scritto di Julio Villanueva, sulle prospettive delle lotte contro lo sviluppo).
Dalla Ruà, Torre Pellice (TO), Marco Bailone.